Dopo le polemiche scatenate dalle due lettere inviate a MinAmbiente, Regione, Provincia e Comune, l’amministratore delegato della Portovesme Srl, Davide Garofalo, fa alcune precisazioni.

«Nessuno smantellamento degli impianti, solo due comunicazioni per obblighi di legge sulle autorizzazioni ambientali, come avviene sempre entro aprile, sui dati delle emissioni che sono stati raccolti nel 2022 e sulle variazioni produttive per il piano di monitoraggio – spiega – La comunicazione viene inviata a tutti gli enti preposti. Quest'anno abbiamo comunicato in più che la linea piombo a San Gavino e Portovesme è ferma. Niente di più».

«Cavalcare queste normali comunicazioni potrebbe distrarre l'attenzione sul focus a livello governativo che ci sarà spero a giorni per il progetto di rilancio - dice ancora Garofalo - A me sorprende che sia il sindaco che il presidente della Regione Sardegna arrivino a delle conclusioni errate su questo: ribadisco che non stiamo smantellando gli impianti, che ora sono in stato di manutenzione in attesa che la situazione cambi, con o senza aiuti, e che l'azienda è pronta a far ripartire ma il problema - osserva - resta il prezzo dell'energia che è 2-3 volte più alto rispetto al periodo pre-pandemia. Come dichiarato anche negli ultimi incontri governativi Glencore ha intenzione di investire e questo si allinea con il nuovo progetto per la transizione energetica».

Intanto emergono dei particolari sulla nuova produzione che Glencore vorrebbe avviare nel Sulcis, ossia la produzione di materie prime per le batterie anche per le auto elettriche. «Stiamo proponendo dei processi innovativi in Europa perché oggi questa produzione è un predominio assoluto della Cina e dell'est asiatico -sono le parole dell’ad - Oggi queste produzioni non sono regolamentate da norme comunitarie e non abbiamo punti di riferimento su una materia prima che andremo a trattare nel futuro che è la black mass. Oggi questo materiale in Usa è sottoprodotto ma in Ue è ancora visto come un rifiuto pericolo».

La "massa nera” non è altro che la componente metallica elettrolitica che sta dentro le batterie: il contenitore è in alluminio mentre all'interno ci sono grafite e altri elementi come litio, manganese e cobalto che possono essere recuperati. «Ancora nessuno si è organizzato per questa attività di recupero delle batterie e noi vorremmo inserirci in questo segmento di mercato, ma è complicato se mancano le normative apposite - conclude Garofalo - Oggi anziché fare tanta dietrologia e opporsi a un progetto innovativo sarebbe bene avviare quei gruppi di lavoro che abbiamo proposto e che le autorità scrivano le regole ambientali nuove per questa nuova attività». 

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata