Hanno atteso undici lunghi anni per fare un passo avanti nel progetto di interconnessione dei bacini idrici e provare così a dare scacco alla "grande sete".

Ora di farne due indietro per un mero "problema burocratico" non ne hanno alcuna intenzione.

I sindaci dell'Unione dei Comuni del Sulcis e dell'Unione "Metalla e il mare", che raccoglie i centri dell'Iglesiente, sono pronti a dar battaglia.

E al centro del contendere c'è il rischio che, come segnalato dalla segreteria della Fp Cgil, "le progettazioni già in atto e il loro completamento siano affidati a professionalità esterne".

Il che, tradotto, per i primi cittadini del 23 Comuni del Sulcis Iglesiente comporterebbe "rallentamenti nei tempi di realizzazione difficilmente quantificabili" e, particolare di non poco conto, veder snobbate "le opinioni e i pareri dei territori e degli enti coinvolti".

Dopo la Fp Cgil anche Tratalias e il resto del Sulcis esprimono forte preoccupazione per rischio di "rallentamento burocratico" che potrebbe interessare il progetto "strategico" previsto dal Piano Sulcis.

Un piano di ampio respiro e in cui, a fronte di un costo complessivo di 110 milioni di euro, la Regione ne ha già stanziato 60 per collegare le dighe del Sulcis Iglesiente al sistema idrico del Flumendosa. E in cui la progettazione (già avanzata e con il processo di scoping già attuato) è in mano ad Enas, l'ente gestore dei bacini sardi, che ora a causa di "carenze di personale" vorrebbe affidare la progettazione all'esterno. "Tutto ciò non può che lasciarci basiti", commenta Gianfranco Trullu, presidente dell'Unione del Sulcis. "Non solo ci sarebbero gravissimi ritardi, ma - sottolinea Marco Piras, sindaco di Tratalias - si dovrebbe restituire anche il milione di euro della progettazione". Da qui la richiesta di un incontro urgente con l'assessore regionale ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda, il presidente Francesco Pigliaru e il coordinatore del Piano Sulcis Tore Cherchi.
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