La cura e la valorizzazione delle sugherete deve riconquistare nell’Isola la sua centralità ambientale ed economica. E lo deve fare «con interventi capaci di assicurare valore aggiunto alle aziende agricole e nuovo slancio occupazionale in tutta la filiera: dall’estrazione fino alla trasformazione e alla vendita».

Lo afferma il presidente di Confagricoltura Sassari e Olbia-Tempio, Stefano Taras, proprio quando la campagna della raccolta in tutta l’Isola è entrata nel vivo con le estrazioni iniziate a fine maggio e in chiusura a fine agosto. «Negli ultimi 20 anni – continua il presidente provinciale – è mancata in Sardegna una politica forestale efficace. Questo ha determinato uno scadimento qualitativo e quantitativo generale delle sughere dovuto all’abbandono o alla poca cura delle terre, agli incendi e agli attacchi dei parassitari, in un quadro complessivo esacerbato dal cambiamento climatico. L’auspicio è che la Regione sappia dare un nuovo corso alla gestione delle foreste e alla valorizzazione del sughero, garantendone una continuità nel tempo. Se le risorse, che potranno provenire dal Piano strategico nazionale (il vecchio Programma di sviluppo rurale) e da apposite linee di finanziamento nazionale e comunitario, verranno impiegate in iniziative estemporanee, occasionali e generiche, il rischio concreto è quello di perdere l’ennesima opportunità e di non incidere positivamente sul futuro del comparto».

Lo stato di salute della sughericoltura sarda è stato al centro – qualche giorno fa – di un incontro convocato a Cagliari, nell’assessorato dell’Agricoltura, dall’assessora Valeria Satta. Ai lavori, oltre ai vertici di Confagricoltura Sassari e Olbia-Tempio, hanno partecipato rappresentanti del ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste (Masaf), dell’Università di Sassari, delle agenzie regionali Agris Sardegna e Forestas, del mondo della trasformazione, del servizio fitosanitario dell’Assessorato e parlamentari sardi. 

Il faccia a faccia è entrato subito nel vivo quando si è parlato dei problemi che sta generando il Coraebus undatus, il coleottero che intacca e scava la corteccia delle piante, danneggiando irreparabilmente il sughero. La situazione è al vaglio del Servizio fitosanitario e dell’Università di Sassari che stanno cercando di costruire un report con dati certi: al momento attuale l’infestazione è circoscritta nei territori di Tempio Pausania, Calangianus, Aggius, Luras e, in maniera minore, a Monti. «Sulle modalità di eradicazione e contrasto di questo parassita – ha precisato Taras – il confronto è aperto da tempo, ma dall’incontro cagliaritano è emerso che la bollitura non può essere considerata uno strumento di lotta. Può essere, semmai, un intervento da valutare ulteriormente per quanto riguarda la movimentazione del sughero, in quanto potrebbe evitare di diffondere il parassita al di fuori del territorio in cui si trova. Sono però indispensabili ulteriori rilevamenti e studi per comprendere quando sarebbe eventualmente utile eseguirla. L’unico stadio fenologico dell’insetto suscettibile alla bollitura è, infatti, quello di pupa; agire una volta che questo è sfarfallato, rischia di rendere tale procedura del tutto inefficace. Ecco perché è indispensabile completare i rilevamenti nei siti infestati».

(Unioneonline/v.f.)

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