Questione di soldi. Roba vitale. Perché quando in busta paga, a parità di inquadramento e incarico, ci si ritrova ad avere ogni mese da 230 a 833 euro in meno, ovvio che si scelga il posto di lavoro dove si guadagna di più.

I "poveri" della pubblica amministrazione sono i dipendenti degli enti locali. Comuni in testa ma anche le Province, da cui si scappa. I "ricchi" hanno invece la fortuna di essere a libro paga della Regione. Da qui l'intervento della politica per provare a creare – se ne parla dal 2006 – il Comparto unico. Cioè un'Agenzia per la rappresentanza negoziale.

La diaspora per gli stipendi quasi da fame è una conseguenza dei numeri. Basta comparare gli stipendi mensili lordi. Sul livello A1, nel comparto degli enti locali la retribuzione base si ferma 1.503,70 euro. Un regionale inquadrato allo stesso modo arriva a 1.743. Lo scarto è di 230 euro, un settimo dello stipendio.

Un'enormità. Con differenze costanti e inesorabili man mano che si sale di "grado". Nella categoria D7, da dirigente, in Comuni e Province non si va oltre i 2.699,18 euro; in Regione si toccano i 3.532,81 euro.

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