Il grande bancomat del vento sardo cala la maschera. Nel silenzio più assoluto, senza nemmeno un sibilo di allarme, la Sardegna si prepara alla più grande invasione di pale eoliche e infinite distese di pannelli fotovoltaici mai vista prima. Una calata senza precedenti, con un piano tanto sibillino quanto devastante, che rischia di trasformare l’Isola dei Nuraghi in una terra deturpata da una foresta di gigantesche pale eoliche e migliaia di ettari di ferraglia e silicio. Tutto questo fregandosene di pianificazione energetica, territoriale e paesaggistica. Una vera e propria terra di conquista, non in chiave retorica, ma concreta e documentale. I numeri, quelli che contano, sono un cazzotto in pieno volto alle speranze di una corretta strategia green capace di trasformare la Sardegna in un’oasi equilibrata di sviluppo energetico, capace di garantire autosufficienza e crescita economica. Niente di tutto questo.

Lobby fameliche

Il piano che si sta consumando nelle segrete stanze delle lobby “rinnovabili” prevede tutt’altro: non solo un’invasione pari all’antica occupazione militare delle terre pregiate dell’Isola, ma lo sfruttamento spregiudicato di vento e sole di Sardegna destinati a foraggiare multinazionali e affaristi senza lasciare nell’Isola né energia, né sviluppo. I dati di cui siamo entrati in possesso sono molto più di qualsiasi pessimistica previsione di “occupazione” energetica dei crinali e delle pianure, dal Campidano alle vette della Barbagia, dal Meilogu al Sulcis, passando per la Gallura e la valle del Tirso. L’accesso al contatore del bancomat delle energie rinnovabili è da sempre affare privato, riservato a calcoli che appartengono all’ingegneria finanziaria piuttosto che alla comune fruizione del cittadino medio. Del resto se fosse più esplicito il meccanismo che si sta scaraventando addosso alla Sardegna sarebbe più evidente il piano di sfruttamento che lo Stato e le grandi lobby energetiche stanno consumando sulla testa dei sardi.

Energia per 10 milioni ab.

Per avere un termine di raffronto su quanto sta accadendo basti un dato: oggi in Sardegna esistono impianti di energia rinnovabile, eolico e fotovoltaico, per una potenza complessiva di 1.926 megawatt, 1.054 di energia eolica e 872 di solare, secondo le riservate fonti di Terna ad oggi sono stati richiesti allacci alla rete elettrica nazionale per 15.561 megawatt. Stiamo parlando di una potenza elettrica superiore di otto volte l’esistente, una potenziale produzione energetica capace di soddisfare le esigenze di non meno di 10 milioni di abitanti. Il dato di riferimento è la potenza termoelettrica della Sardegna, che si basa su tre grandi centrali, quella di Porto Torres (600 Mw) , di Portovesme (600 Mw) e quella della Sarlux di Sarroch(575). Complessivamente, sommando anche le centrali di Ottana e Assemini, nell’Isola si arriva ad una produzione termoelettrica di 2mila e 501 megawatt. Un quantitativo che ha soddisfatto le esigenze di un milione e 650 mila abitanti.

Il colpaccio

Ora le richieste di allaccio alla rete nazionale gestita da Terna, il braccio statale della trasmissione elettrica, sono di 10.098 megawatt di nuovi mega impianti fotovoltaici e ben 5.463 megawatt di energia eolica. Stiamo parlando di cifre stratosferiche che non si spiegano in alcun modo se non con la logica energetico-coloniale dove la Sardegna cede tutto alle lobby elettriche, dal paesaggio al vento e al sole, dagli incentivi miliardari alla stessa produzione energetica. Ai sardi resterebbero solo le bollette da pagare con un incremento esponenziale degli oneri di sistema, compresi i costi infiniti delle regalie di Stato ai signori del vento e non solo.

La Sardegna perde tutto

La Sardegna, dunque, in questa operazione da sfruttamento del territorio ci rimette tutto. Prima di tutto il paesaggio: sarebbe deturpato irrimediabilmente sia per le ciclopiche foreste di pale eoliche da impiantare in ogni crinale ventoso dell’Isola sia per le distese di silicio che molto spesso finiscono in pianure produttive con terreni di pregio sacrificati sull’altare del dio incentivo.

Il guinzaglio per lo scippo

Vedrebbe usurpato un bene primario come il potenziale eolico e solare che, anziché servire all’economia dell’Isola, verrebbe “deportato” attraverso il cavo-guinzaglio del Tyrrhenian Link, 950 chilometri di lunghezza, dalla Sardegna verso la Sicilia. La Regione, poi, perderebbe una valanga di miliardi di euro di incentivi che grazie al sole e al vento di Sardegna finirebbero nelle tasche delle multinazionali italiane e straniere senza alcuna ricaduta nell’Isola, visto il bassissimo impatto occupazionale delle energie rinnovabili. I dati sulla scalata al “vento furioso” di Sardegna e al suo sole sono impressionanti.

18.000 campi di calcio

Per posizionare i nuovi impianti fotovoltaici per i quali è stata chiesta la connessione elettrica servono la bellezza 18.478 ettari di pianure, stiamo parlando, per avere un ordine di grandezza, di 18.478 campi di calcio, come se ognuno dei 377 comuni dell’Isola potesse contare su 47 superfici di gioco. Sull’eolico l’impatto visivo sul paesaggio sarebbe pari ad uno tsunami di pale e ferro da sistemare ad alta quota nei monti della Sardegna. Il calcolo è presto fatto: se ipotizziamo aerogeneratori da 4 megawatt l’uno, si dovrebbero innalzare non meno di 1300/1400 nuove pale nei crinali dell’Isola. Si passerebbe dalle attuali 300/350 a costruirne quasi 5 volte tanto, devastando senza pudore il patrimonio primordiale del paesaggio della terra dei Nuraghi.

Cifre da capogiro

Il business previsto è da cifre da capogiro. Ogni megawatt eolico riceve una media di incentivi mixati, tra formule di ieri e di oggi, certificati verdi e conti energetici, che svuotano le tasche degli italiani e dei sardi, la bellezza di 140 mila euro all’anno. Stiamo parlando di incentivi per il solo eolico da installare in Sardegna di 764 milioni di euro, a cui vanno sommati i 149 milioni già erogati per i parchi eolici esistenti. Trattandosi di incentivi eolici della durata media di 20 anni, l’esborso dello Stato, o meglio dei cittadini, sarebbe complessivamente di ben 15 miliardi e 280 milioni di euro. Il doppio del bilancio della Regione sarda. Tutti soldi guadagnati con il vento dei promontori più suggestivi dell’Isola. Il guadagno per un megawatt di potenza solare è ancora maggiore. L’ultimo dato del Gse è di uno stanziamento di 6,2 miliardi per i 17.595 megawatt distribuiti in tutta Italia. L’incentivo medio è, dunque, di ben 352 mila euro a megawatt. In Sardegna, secondo i dati di Terna, sono state chieste connessioni per la bellezza di 10.098 megawatt, ovvero per incentivi che superano i 3 miliardi e mezzo di euro all’anno. La grande cassa delle energie rinnovabili si prepara, dunque, al colpaccio sardo, senza lasciare nulla in Sardegna.

Isola depredata

Che l’Isola sia destinata solo ad essere depredata di sole e vento, senza alcuna ricaduta energetica e ed economica, lo si evince da un altro dato eloquente. Nei report interni di Terna si registrano anche le richieste di connessione delle energie rinnovali agli accumuli. La produzione elettrica fotovoltaica ed eolica dipende dall’irraggiamento solare e dalla ventosità. In pratica questa energia si può utilizzare solo quando c’è il sole e il vento, altrimenti bisogna utilizzare sistemi di accumulo che consentono di “conservare”, con delle specie di “batterie”, quell’energia non necessaria in quel determinato momento.

Niente accumulo

Dalle richieste presentate per connettere gli impianti eolici o solari ai sistemi di accumulo si registra un dato eloquente: nessuno chiede di collegare l’energia eolica, nemmeno un megawatt, a sistemi di conversazione dell’energia. In pratica tutti si candidano a sfruttare l’energia eolica dell’Isola ma nessuno intende destinarla all’uso della Sardegna. Prendere e portar via l’energia del vento è un obiettivo che emerge dai dati, un’analisi realistica che converge con i piani di Terna ed Enel che da tempo hanno deciso di usare la Sardegna come piattaforma per lo sfruttamento del vento e del sole da esportare, però, dall’altra parte del Tirreno. Il discorso non cambia con l’accumulo dell’energia solare: dei 10.098 Mw che si vorrebbero produrre nell’Isola e collegare alla rete nazionale solo 689 hanno una richiesta di connessione a sistemi di accumulo. Il risultato è semplice: prima in Sardegna si veniva a far legna, ora, invece, si viene a far soldi, a piene mani, con il vento e il sole. In terra sarda restano solo pale eoliche, alte oltre 200 metri, piazzate nel cuore dell’Isola, insieme a distese infinite di pannelli fotovoltaici adagiati nei terreni agricoli più fertili. Benvenuti nella colonia energetica dell’Isola di Sardegna.

Mauro Pili

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