Sospiro di sollievo per gli invasi della Sardegna, finalmente pieni dopo giorni di piogge e neve. Fino a poche settimane fa, ad esempio, il bacino di Maccheronis a Torpè era in forte sofferenza mentre oggi è al massimo della capienza. E si arriva addirittura a scaricare in mare l’acqua in eccesso.

Dopo un autunno che ha messo a dura prova le scorte dell’Isola, le precipitazioni di gennaio hanno sistemato un po’ la situazione. Ma torna il dilemma di sempre: a cosa serve conservare l'acqua, se tra le grandi condotte e le reti urbane scalcinate di alcuni Comuni, su cinque litri che partono dagli invasi poi, nelle case, ne arriva solo uno e gli altri quattro si perdono per strada?

Qualche spiraglio c'è, almeno per gli sprechi conseguenti al pericolo del "troppo pieno". Come ha annunciato l’assessore regionale ai Lavori pubblici, Pierluigi Saiu, «la Giunta ha stanziato risorse per interconnettere i bacini sardi in modo che in autunno l'acqua si possa gestire con la laminazione dinamica: significa spostare quella stimata in eccesso in autunno sulla base dei dati delle precipitazioni medie che a volte non si verificano, invece che buttarla via».

L’assenza del cosiddetto “pulsante della solidarietà”, ossia il fatto che i bacini sardi non siano ancora collegati fra di loro, impedisce in concreto che l’acqua venga distribuita a quelli più a secco.

(Unioneonline)

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