Allarme rosso in buona parte della Sardegna per la siccità che non lascia tregua ad allevatori e agricoltori. E anche se nell’Isola le azioni per contrastare la siccità non mancano, per il Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale la totale assenza di piogge preannuncia l’arrivo di situazioni ancora più preoccupanti. È infatti a rischio la stagione autunnale, con le colture tipiche dei mesi da novembre a marzo. 

Efisio Perra, presidente del Cbsm. «L’appello è sempre al buonsenso di chi vive la campagna: gli agricoltori devono fare ancora uno sforzo in più per salvaguardare questa stagione, tra agosto e settembre, e risparmiare la risorsa idrica che purtroppo oggi vediamo essere limitata».

Il Consorzio lancia anche un altro appello: «Da soli possiamo andare poco lontano: le istituzioni non devono lasciare soli i Consorzi e gli agricoltori in questo periodo di forte emergenza, finanziando gli interventi di manutenzione straordinaria delle reti irrigue, attraverso il piano di Bonifica, in passato finanziato dalla Regione Sardegna», ribadisce Perra.

La stagione irrigua primaverile estiva ha fatto registrare nel Comprensorio - ex Sardegna Meridionale- una restrizione delle assegnazioni, degli ultimi due anni, del 30% della superficie con dotazioni standard della risorsa idrica. Nel Comprensorio del Cixerri la stagione ha preso avvio con un’assegnazione del 50% rispetto al 2022 dove già nel corso del 2023 è stata registrata una riduzione del 30 % rispetto agli anni precedenti. Nessuna restrizione, invece, si sta registrando nel Basso Sulcis.

«La contrazione delle assegnazioni dell’acqua da parte dell’ADIS, causa il perdurante periodo siccitoso che si sta vivendo nella zona Sud Orientale della Sardegna, è scaturita dalla mancanza di piogge. Gli ultimi due anni sono stati i meno piovosi degli ultimi 100 con il bacino imbrifero del Flumendosa in grande sofferenza, ma limitazione attenuata grazie al trasferimento dell’acqua dal Tirso verso il Campidano di Cagliari», prosegue Efisio Perra, «oltre alle azioni di breve e medio termine quali l’efficientamento delle reti attraverso un piano straordinario di manutenzione delle stesse oramai vetuste, importante è il riutilizzo delle acque reflue depurate, individuare ulteriori fonti di approvvigionamento dell’acqua, come i pozzi di Igea, altri invasi oggi non utilizzati per rafforzare l’interconnessione degli invasi».

A Uta Nord non a caso le pompe sono già attive per garantire l’acqua all’ex comprensorio Cirrexi. Due anni il progetto è stato finanziato dalla Regione e oggi si vedono i primi frutti: il primo milione di metri cubi è già tornato verso Siliqua e Iglesias attraverso la condotta Pili. «Dobbiamo giocare d’anticipo per gli anni futuri e non ritrovarci in una situazione di crisi come quella stiamo vivendo. Senza la programmazione di due anni fa oggi a Siliqua si vivrebbe lo stesso dramma che stanno vivendo agricoltori e allevatori in Baronia».

A rischio dunque il settore primario e, nello specifico, diverse filiere produttive di eccellenza, come carciofi, pomodoro da industria, frutteti, vigneti, riso, mais, medicai e foraggere in genere. A spaventare però anche le conseguenze economiche e sociali per i territori rurali che «saranno ancora più devastanti. La superficie irrigata è passata, per quanto riguarda il Sud Sardegna, da circa 20 mila ettari del 2023 ai 14 mila dell’anno in corso. Siamo davanti a una riduzione di oltre 6 mila ettari delle superfici irrigate». I numeri offrono un quadro preciso della situazione: se si mettono a confronto gli ettari irrigati nel 2023 con quelli del 2024, per il Cbsm le colture irrigate registrano una notevole diminuzione. 

(Unioneonline)

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