Si chiude la stagione venatoria: da ieri nell'Isola è vietato sparare.

"La legge 42 consentiva fino all'8 febbraio la caccia a colombaccio, cornacchia e ghiandaia", spiega Bonifacio Cuccu, presidente dell'Unione cacciatori di Sardegna, "ora fino a settembre siamo fermi".

Le regioni che, invece, avevano a disposizione più giorni, scrive in una nota l'associazione "Vittime della caccia", li hanno utilizzati per "decimare le specie più rare della fauna selvatica e inquinare terreni, fiumi e falde acquifere con il piombo dei proiettili".

Nella stagione in corso, secondo i dati diffusi dall'associazione, 115 persone sono rimaste coinvolte in incidenti: di queste, 10 - non cacciatori - sono morte e 24 sono rimaste ferite; mentre i cacciatori morti sono 20, 61 i feriti. La nota dolente di questo bilancio è che "si registrano anche tre minori, due feriti e uno morto".

In base ai numeri ufficiali di Istat e Federcaccia, "in Italia il numero dei cacciatori registra un andamento decrescente, essendo passati da 1.701.853 nel 1980 a 751.876 nel 2007"; inoltre, per Eurispes, nel nostro Paese "è in fortissimo aumento il numero delle persone che hanno sposato un'alimentazione totalmente vegana".

Nonostante gli appelli, le manifestazioni e vari eventi, attacca Walter Caporale, presidente di Animalisti Italiani Onlus, molti governatori regionali (come quelli di Sardegna, Calabria, Basilicata, Campania, Lazio, Marche, Liguria, Molise, Veneto e Umbria) "pur potendo, nulla hanno fatto per ridurre questo vero e proprio sterminio di massa". Le lobby dei cacciatori, conclude Caporale, "portano voti, lo abbiamo sempre sostenuto e questo 2018 ne è stata l'ulteriore conferma".

In Sardegna gli incidenti di caccia si sono verificati, negli ultimi mesi, nella zona di Carbonia e Portoscuso, Guspini, Urzulei, Santu Lussurgiu.

Ma, aggiunge Cuccu, "non abbiamo avuto incidenti mortali negli ultimi anni, anche grazie all'utilizzo dei giubbini di colore arancione o verde, che permettono la visibilità".

Per quanto riguarda il calo dei cacciatori: "A noi non risulta, in Sardegna siamo in 40mila, anche se non esercitiamo tutti. Ogni anno comunque prepariamo centinaia di ragazzi, facendo educazione ambientale, non solo fornendo informazioni strette sulla caccia. I giovani devono saper riconoscere le piante e anche il loro ruolo nell'ambiente".

(Unioneonline/s.s.)

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