Non è chiaro cosa abbiano captato gli inquirenti, è certo però che alcune settimane fa hanno avuto la certezza che l'imprenditore scomparso l'11 marzo, dopo un misterioso pestaggio del suo socio Tanino Nudda a Cagliari, non è morto. Nessun rapimento, dunque, e nessun omicidio. Il problema ora è capire come mai Pietro Mulas abbia deciso di sparire e a chi abbia comunicato le sue intenzioni, le sue paure, le sue buone ragioni. Se gli investigatori hanno colto frammenti di conversazioni fra conoscenti di Mulas che parlavano proprio dell'imprenditore, e che quasi sicuramente sanno dove si nasconde e perché, allora significa che qualcuno è ben informato e, d'intesa con lo scomparso, si guarda bene dal contattare le forze dell'ordine.

NON È LATITANTE Impossibile sapere altri particolari di un'indagine che comunque potrebbe bloccarsi davanti a un fatto oggettivo: su Mulas non pende alcuna ordinanza di custodia cautelare, non è un ricercato, non è un latitante, è un uomo libero che può decidere di andare dove meglio crede, pure di sparire senza dire nulla a nessuno. Questo significa che se Polizia e Carabinieri lo trovassero non potrebbero contestargli nulla, a meno che pure lui sia stato iscritto nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti insieme al figlio Sandro e al socio Tanino Nudda. Su questo punto non si riesce ad avere uno straccio di conferma dagli inquirenti ma, ammesso e non concesso che Pietro Mulas sia indagato per droga, non è destinatario di alcuna misura cautelare. E allora l'indagine nata dalla denuncia presentata dalla moglie e dai figli, quattro giorni dopo la scomparsa, potrebbe perfino bloccarsi davanti all'evidenza dei fatti. Che comunque Polizia e Carabinieri vogliono e devono accertare.

UNA SOLA IPOTESI A questo punto resta in piedi una sola delle tante ipotesi azzardate nei giorni successivi alla scomparsa ed è quella raccontata dal suo socio Tanino Mulas alla Polizia: Mulas era coinvolto in un traffico di droga. Si può ipotizzare una questione irrisolta, un problema grosso, uno sgarro coi fornitori o coi destinatari dello stupefacente. Così si spiegherebbe anche il pestaggio di Nudda, la sera dell'11 marzo, nelle vicinanze dell'ospedale Brotzu di Cagliari, poco prima di un incontro per la consegna di un pacco con droga per conto di Mulas. E si spiegherebbe anche l'atteggiamento dei familiari, del figlio di Mulas in modo particolare che, prima dei denunciare la scomparsa del padre, si era precipitato all'ospedale Brotzu dove Nudda era ricoverato e soltanto il giorno dopo aveva denunciato la scomparsa.

LA VERSIONE DI NUDDA Per il momento ci sono solo le traballanti dichiarazioni rese da Nudda prima alla Polizia in ospedale, poi ai carabinieri a Bono, quindi ancora alla polizia di Cagliari che lo aveva sentito ad Abbasanta per dieci lunghissime ore, infine al pm Giancarlo Moi della Dda di Cagliari che lo aveva convocato al palazzo di giustizia come testimone della rapina subita per non inficiare l'indagine per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga che vede Nudda indagato insieme al figlio di Mulas.

E chissà se le notizie sulla sorte di Pietro Mulas siano legate alla recente perquisizione nella casa dell'imprenditore scomparso: le Fiamme Gialle avevano portato via diversi documenti e un computer.

MARIA FRANCESCA CHIAPPE
© Riproduzione riservata