Attraversando la foresta demaniale di Anela, rigogliosa, varia, bella e accogliente, viene difficile pensare che tutta questa magnificenza sia in buona parte dovuta all'opera di un solo uomo, al suo impegno, la creatività, la rigorosa responsabilità, le conoscenze innate e acquisite. Eppure basta sentire le persone di una certa età, che conoscano la storia di quei luoghi, perché il suo nome venga fuori senza tentennamenti, in un continuo ripetersi di cenni di assenso, ammirazione, rispetto e affetto: Gesuino Sanna.

Gesuino oggi ha novant'anni e vive ad Anela, suo paese natale. Trascorre le giornate a Lochiri, una campagna poco distante dove accudisce una trentina di pecore. Guida l'auto e provvede in autonomia, come ha sempre fatto, alle necessità idrauliche, elettriche, di muratura e quant'altro. Lo dice senza vanto ma con una fierezza che colpisce. Racconta i quasi cinquant'anni di capo cantiere dell'allora Azienda Foreste Demaniali con un laconico «una vita di responsabilità». Dalle sue parole prorompe un lampo di orgoglio solamente quando ricorda l'impegno per la difesa dei diritti dei lavoratori del settore forestale, svolto per lunghissimo tempo in qualità di componente del Consiglio del Lavoro dell'Amministrazione regionale.

Quando invece parla della foresta la fierezza cede il posto alla dolcezza e l'età d'incanto non appanna più il suo sguardo, che brilla di tenerezza infinita mentre definisce la sua «una vita vissuta nella foresta, per la foresta, con la foresta». L'effetto che suscita è straordinario, una sensazione difficile da capire e quindi ancor di più da spiegare. È come se a quelle parole la foresta stessa in qualche modo si materializzasse in quella dignitosamente misera stanzetta, per confermare e ricambiare quell'amore infinito. Il discorso finisce lì perché a Gesuino le parole pesano, non aggiunge altro e va a radunare le pecore.

Salvatore Sanna, figlio di Gesuino, è ispettore superiore del Corpo Forestale. Venera letteralmente il padre e ne traccia un articolato profilo che aiuta a conoscere meglio il personaggio. Nella vita di Gesuino, come in quella di tutta la comunità di Anela, c'è uno spartiacque, una data che non sarà più dimenticata: 31 luglio 1945. Un incendio immenso distrusse gran parte della foresta e uccise i sette "guardia fogos" che cercavano di contrastare le fiamme. Uno era Giovanni Sanna, padre di Gesuino, che allora aveva 18 anni ed era il maggiore di altri due fratelli e una sorella.

Essendo morta la madre tempo prima, Gesuino si ritrovò a dover sostenere la famiglia in una situazione di assoluta povertà. Provvidenziale arrivò la chiamata dell'Azienda Foreste Demaniali; inizialmente furono brevi assunzioni come bracciante e capo squadra, poi come capo cantiere. Iniziò un sodalizio di quasi 50 anni durante i quali Gesuino sarà per l'Azienda l'indispensabile riferimento per tutte le attività da svolgere nella foresta. Pur avendo frequentato solo la scuola elementare, Gesuino si arrangiava istintivamente col calcolo matematico, la fisica e la cartografia. Ogni sua proposta riceveva il necessario avallo e diventava progetto operativo. Memore della disgrazia consumatasi in quei posti, diede pari importanza alla progettazione delle opere di rimboschimento e a quelle della sicurezza. Nella montagna devastata iniziò un'imponente opera di impianto di conifere e altre essenze, insieme all'apertura di strategiche fasce parafuoco e di piste forestali. Gestì in prima persona il servizio antincendi, guidando le opere di spegnimento. In un'occasione corse anche il rischio di morire bruciato; svenne per il troppo fumo e solo l'intervento di un operaio anziano, che riuscì a trascinarlo via, gli evitò la tragica fine del padre.

Svolse un ruolo di primo piano nel progetto di ricerca, realizzazione e restauro di almeno una quarantina di fonti all'interno del perimetro forestale. Particolarmente importante e qualificante fu il suo compito di mediazione e consulenza con gli allevatori, all'interno di un innovativo progetto di ricerca dell'Università di Sassari e dalla Stazione sperimentale del sughero, sugli equilibri silvo-pastorali necessari per la convivenza del pascolo con la foresta. Riconoscendone le notevoli capacità gestionali e la sensibilità che lo guidava, l'Azienda gli affidò la realizzazione di diverse opere anche nelle foreste di Bono, Bultei, Monti e Alà dei Sardi.

Gesuino non ebbe mai un rapporto preferenziale con località o angoli particolari, salvo il religioso rispetto per i pochi grandi alberi rimasti; per lui tutto era semplicemente la foresta, "roba propria" da conoscere, proteggere, utilizzare al meglio e soprattutto amare.

Il 26 giugno 1992 Gesuino è andato in pensione. Sembra di vederlo, in quell'ultimo giorno lavorativo, seduto da solo sotto qualche vecchio albero sopravvissuto al disastro del 1945, teneramente assorto mentre insieme, uomo e albero, respirano il respiro della foresta rinata.
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