Questa mattina in piazza Garibaldi e nell’aula consiliare “Massimo Greco” di Sorso si sono svolte le celebrazioni per l’Ottantesimo anniversario della Liberazione dell’Italia. Insieme al sindaco Fabrizio Demelas e al presidente del consiglio Francesco Sechi, alla cerimonia ha preso parte una delegazione di assessori e consiglieri, rappresentanti delle autorità militari e civili, il comandante della stazione dei carabinieri di Sorso, maresciallo Gianluca Porcheddu, la comandante della polizia municipale Pier Paola Piras, il parroco di San Pantaleo e Santa Monica don Luca Collu, padre Danilo Pischedda, rettore del convento dei Frati minori Cappuccini e rappresentanti e delegazioni delle associazioni e dei barracelli.

Un momento di ricordo e memoria di quanti di sono battuti e sacrificati in nome di valori imprescindibili ma anche l’occasione per una profonda riflessione sul significato universale della libertà e sull’importanza della responsabilità individuale e collettiva nel costruire, ogni giorno, un mondo libero e senza odio, un mondo libero e di pace.

Le parole del sindaco: «La libertà come l’uguaglianza è un diritto universale, che non fa distinzioni di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, per questo la ricorrenza del 25 Aprile non dovrebbe mai essere intesa come un’occasione utilizzata strumentalmente per generare futili contrapposizioni degli uni contro gli altri. Sono convinto che celebrare il 25 aprile oggi in concomitanza con il lutto per la scomparsa di Papa Francesco, in concomitanza con questi giorni di raccoglimento attorno alla figura di Papa Francesco, rappresenti una grande occasione per tutti noi per arricchire le nostre riflessioni sia sul significato storico, politico, sociale del 25 Aprile sia proprio sull’eredità spirituale del Santo Padre».

E ancora: «Perché se c’è stato un leader capace di insegnarci negli anni del suo pontificato cosa sia veramente e come vada intesa la libertà questo leader è stato proprio Papa Francesco. E lo ha fatto tutte le volte che ha sottolineato che libertà significa essere gli uni degli altri, che la vera libertà è servirsi gli uni gli altri, e che la libertà in sostanza è inscindibilmente legata alla carità. E cosa è dare la propria vita per il proprio Paese? Morire per liberarlo dalla dittatura? Dai soprusi? Dalla superbia di chi usa il proprio potere per prevaricare sugli altri? Se non un atto di carità? Nelle relazioni familiari, in quelle sociali ma anche in quelle civili, dentro uno stato e un paese libero come è l’Italia da quel 25 Aprile, libertà è mettersi al servizio degli altri, esattamente come hanno fatto coloro che hanno dato la vita per la nostra libertà. La libertà dunque è un esercizio quotidiano, e tra servire il prossimo e servire il proprio paese non c’è differenza: sono entrambi, se autentici, atti di carità e d’amore. E allora Viva la Libertà, Viva l’Italia».

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