Secondo sit-in, stamattina a Sassari, dei lavoratori della Casa della Divina Provvidenza, stavolta davanti alla prefettura. Un ritrovo affollato in cui si è tornati a chiedere una soluzione allo smantellamento a breve dell'istituto dopo il fallimento decretato dai giudici a fine 2023. Che lascerà per strada 20 dipendenti e costringerà i 43 ospiti a cercare un'altra sistemazione.

«Siamo disperati - racconta Maria, ex moglie di un 78enne ricoverato - solo con la sua pensione non siamo in grado di portarlo da un'altra parte». È una storia ricorrente perché i 1400 euro pagati per la retta della Casa sono molto distanti dai 2mila e i 2500 chiesti in altre strutture.

«Come facciamo? - riferisce Silviera, il cui suocero 92enne si trova in via Sant'Anna - Se tolgo 1500 euro dal mio budget familiare chi mangia nella mia famiglia?». Stesso discorso per Valentina, con un padre 80enne invalido dopo un'ischemia. «Ha bisogno di cure tutto il giorno, non possiamo tenerlo a casa».

In più va contato il trauma che ospiti, residenti nella struttura da decenni, avranno una volta condotti altrove. E per "altrove" si intende, come meta certa al momento, solo Casa Serena in cui dovrebbero arrivare tra le 10 e 15 persone, già sostenute dal Comune.

Intanto dall'incontro con il viceprefetto è nata la possibilità di chiedere una proroga al giudice per tenere aperta per qualche mese la Casa. Nel frattempo si attendono i risultati delle Regionali per tornare a chiedere un aiuto alla massima istituzione sarda.

© Riproduzione riservata