Un turista, ma anche un minorenne sassarese resta perplesso se osserva con attenzione il monumento a Vittorio Emanuele II in piazza d'Italia a Sassari. Alla base, sotto la statua del re, nella parte dove sta seduto un guerriero con littorio e leone mansueto al suo fianco, si legge in numeri romani CCCXCI, che tradotto significa 391. A questo punto la "cionfra" sassarese si scatena, "riscrivendo" la storia di Sassari che già durante l'impero romano sarebbe stata una città così civilizzata da avere una piazza e un monumento.

A spingersi più in là con l'ironia, si può anche pensare che Sassari fosse una parte importante della periferia dell'impero che 4 anni dopo, nel 395, si sarebbe diviso in Impero Romano d'Occidente e Impero Romano d'Oriente. E si può persino ipotizzare che il nome romano Cassius sia una edulcorazione del tipico intercalare sassarese.

La realtà è che dall'iscrizione sono cadute le lettere M e D, che valgono 1.500 anni e dalla parte finale manca la X, perché il monumento realizzato dallo scultore Giuseppe Sartorio venne inaugurato alla presenza dei reali nel 1899 che coi numeri romani si scrive MDCCCXCIX. In quell'occasione tra l'altro si tenne la prima edizione della Cavalcata Sarda, l'evento che vede sfilare i diversi centri della Sardegna con l'abbigliamento tradizionale.

La caduta delle lettere mai ripristinate non è un fatto recente, dato che mancano anche nelle foto della piazza d'Italia con le palme, abbattute tre anni fa e anche da qualche anno prima. A questo punto sarebbe interessante trovare una foto con l'iscrizione intatta. Prima che cada anche qualche lettera o numero al re e diventi magari  Vittorio Emanuele I, morto 4 anni dopo la nascita del suo nipote che sarebbe stato il primo re d'Italia.  

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