Sassari, FdI contro la consegna delle chiavi della città ad Albanese: «Scelta divisiva e strumentale»
La decisione dell’amministrazione comunale non piace al partito di Giorgia MeloniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Fratelli d’Italia dice no alla consegna delle chiavi della città di Sassari a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi. Il gruppo consiliare meloniano, composto da Pietro Pedoni, Roberto Cadeddu e Maurizio Usai, ha espresso forti critiche nei confronti della scelta del sindaco, definendola "divisiva, politicizzata e inopportuna".
«Parliamo di una relatrice – afferma Pietro Pedoni – che ha perso più di un’occasione per definire Hamas una forza criminale. Una figura controversa, per la quale sono state chieste le dimissioni anche da esponenti delle stesse Nazioni Unite e da alcuni governi europei, a causa del suo linguaggio fortemente politicizzato».
Sulla stessa linea il capogruppo Roberto Cadeddu, che sottolinea come il conferimento delle chiavi della città debba avere un significato simbolico e unificante: «È un riconoscimento che il sindaco conferisce in rappresentanza dell’intera comunità, non solo di una parte politica. Dovrebbe essere motivo di condivisione, non un’arma usata in modo arbitrario per attaccare il governo Meloni sfruttando la superiorità numerica in consiglio comunale».
A ribadire la posizione del gruppo è anche Maurizio Usai, che chiarisce: «Dire no alla consegna delle chiavi non significa sottrarsi al tema dei diritti umani, che ci sta a cuore. Ma le chiavi non sono un premio personale: rappresentano l’immagine che Sassari vuole trasmettere all’esterno. Una città coesa, rispettata, capace di parlare con una sola voce. Vanno riservate a figure che incarnano un valore condiviso e che uniscono, non che dividono».
Chiude il coordinatore cittadino di FdI: «Avevamo chiesto al sindaco di essere il primo cittadino di tutti i sassaresi. Invece ha scelto, ancora una volta, di utilizzare il nome di Sassari per colpire il governo nazionale. Rimane l’amarezza per una scelta che non sposta nulla nella drammatica situazione di Gaza, ma che rischia solo di inquinare il dibattito con calcoli elettorali e ambizioni di visibilità nazionale».