Santa Maria Coghinas, assolto 6 anni dopo un grave incidente: «Non fu lui a causarlo»
Nel 2019, sulla Sp 92, un quarantasettenne di Sassari si scontrò con un’altra auto: era a processo con diverse accusePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un incidente terribile di cui si ha ancora memoria a distanza di 6 anni. Avvenuto all’altezza di Santa Maria Coghinas nel marzo 2019, lungo la SP 92, quando la Land Rover guidata da un sassarese di 47 anni andò a sbattere nel pomeriggio contro una Volkswagen al cui interno vi erano un uomo e due donne. Un impatto violento che comportò fratture e lesioni di tutti i tipi, coinvolgendo in sostanza quasi tutte le parti del corpo.
Ma chi ebbe la peggio fu il sassarese, finito a processo con le imputazioni di lesioni personali gravi e guida in stato di ebbrezza e di alterazione da stupefacenti. Perché il quarantasettenne riportò un impressionante numero di ferite: solo per citarne alcune, dalla frattura della lingua e della mandibola, alla rottura di gran parte dei denti, della tibia, dell’avambraccio e dell’uretra. Una condizione fisica di gravità tale per cui fu necessario trasportarlo con l’elisoccorso all’ospedale Santissima Annunziata.
Ma oltre alla diagnosi vi era anche, come scritto, l’accusa di aver provocato lui l’incidente, tanto che la sua assicurazione pagò i danni che avrebbe procurato il conducente della Land Rover. Ieri però il colpo di scena perché, in tribunale a Sassari, la giudice Claudia Sechi ha assolto l’uomo dall’accusa di lesioni personali gravi «per non aver commesso il reato». In una delle udienze tra l’altro la consulenza della difesa, rappresentata dall’avvocato Tina Lunesu, aveva accertato che non era stato il quarantasettenne a causare l’incidente stradale.
Restavano in ballo le altre due imputazioni, di guida sotto l’influsso dell’alcol e degli stupefacenti, attestate da accertamenti di cui la difesa ha eccepito la nullità perché compiuti senza che l’indagato fosse messo a conoscenza della necessità di chiamare un avvocato e perché non ratificate dai test di conferma. Anche su queste due accuse la giudice ha disposto l’assoluzione «perché il fatto non sussiste».