Ritardi e sporcizia: il viaggio sulla Moby, con una figlia affetta da una malattia rara, è da incubo
La tratta, necessaria per una visita specialistica improrogabile all’ospedale pediatrico Bambino Gesù a Roma, si trasforma in una odisseaUn calvario. Un viaggio indispensabile per una visita specialistica improrogabile all’ospedale pediatrico Bambino Gesù a Roma. L’incubo sulla linea Olbia-Civitavecchia a bordo delle navi Moby tra ritardi, condizioni disagevoli e spazi sporchi. Protagonista una famiglia di 4 persone, residenti a Porto Torres che, il 31 agosto scorso, ha dovuto affrontare il viaggio sul traghetto per Civitavecchia e raggiungere l’ospedale pediatrico «per mia figlia di sei anni affetta da una malattia rara che può essere curata soltanto nei centri specializzati fuori dall’Isola».
Angela Acciaro, 40 anni di Porto Torres, racconta una storia di insensibilità, di disagi, di disabili e persone in difficoltà. «Il 31 agosto con mio marito e le mie due figlie arrivammo al molo di Olbia, dove ci trovammo davanti file lunghissime di auto, pronte per l’imbarco con un clima abbastanza teso. La partenza delle 21 era saltata, la comunicazione ci era stata data alle 14.59 con un messaggio in cui si precisava che per motivi operativi il viaggio era stato posticipato alle ore 23 senza sistemazione. In caso di rinuncia era previsto rimborso integrale, in allegato un numero telefonico che inutilmente provavi a contattare perché non rispondeva nessuno oppure se sei fortunata dopo mezz’ora».
Anche la nave delle 23 è in ritardo. «Su indicazione degli addetti alla sicurezza mi avvicino alla biglietteria, spiego la mia situazione e con un leggero cenno di capo e con molta indifferenza il signore mi risponde che l’unica cosa che può fare è scrivermi nell’elenco dei “disperati” dandone comunicazione al comandante». Intanto si resta in auto, padre, madre e le due figlie, bloccati per qualche ora, tra la folla di passeggeri in delirio. «In mezzo a qualche spintone e parolacce che volano qua e là, riesco a salire sulla nave e a parlare con il comandante ed il medico di bordo che assicurano una cabina», prosegue Angela nel suo racconto.
Attorno altre situazioni di persone con disabilità, impossibilitate a prendere l’ascensore perché bloccato. «Il personale di bordo propone di farli salire da una scala, bambini stremati e donne in gravidanza senza nessun appoggio perché la nave è strapiena. Animali agitati che fanno i loro bisogni ovunque compreso la moquette e gente accampata in ogni spazio». È mezzanotte circa e Angela con la sua famiglia ottiene l’assegnazione della cabina.«Sporca, con wc e lavandino intasato».
Le bambine comunque si addormentano e finalmente l’incubo sembra finito. La tranquillità viene nuovamente sconvolta poco dopo. «Una famiglia entra tranquillamente nella nostra cabina, ci ritroviamo con la stessa identica chiave, il signore arrabbiato chiede spiegazioni al personale di bordo e ritorna con un ufficiale che ci comunica che quella cabina non ci spettava perché dovevamo partire con la nave delle 21». Angela insieme al marito sono costretti a svegliare le bambine e con i bagagli al seguito si recano dal comandante. «Dopo breve tempo ci assegna un’altra cabina e finalmente riusciamo ad avere una sistemazione fino all’arrivo a Civitavecchia». La fine di un’odissea. «Una situazione che dobbiamo denunciare per evitare che altri possano viaggiare senza alcuna sicurezza, con tanti disagi e un prezzo del biglietto costato molto caro».