Porto Torres, piscina comunale: il Comune riapre la partita
L'amministrazione al lavoro per il rilancio dell'impianto sportivoUna piscina comunale per dare impulso e sostenere al meglio la crescita dell'attività agonistica natatoria a Porto Torres.
L'amministrazione comunale riprende in mano la questione piscina comunale con la necessità di un efficiente gestione dell'impianto la cui realizzazione comporta un recupero di risorse ingenti e fondi di bilancio per affrontare i costi di manutenzione.
L'argomento è stato affrontato in occasione commissione allo Sport presieduta da Samuela Falchi, alla presenza dei gestori della piscina Libyssonis, Danilo Russu e Silvia Fioravanti.
"Dopo la convenzione triennale con la piscina Libyssonis sentiamo la necessità di avere un polo natatorio completo che dia la possibilità alla città di ospitare qualche torneo importante - ha detto Danilo Russu - con una sei corsie come le piscine semiolimpioniche di Sassari, Lu Fangazzu e Latte Dolce, e una struttura in grado di permettere alle squadre di agonisti di potersi allenare a tempo pieno qui a Porto Torres senza essere costretti a viaggiare per l'utilizzo di altri impianti".
L'indirizzo dato dalla piscina di Porto Torres non è solo quello sportivo-agonistico ma anche educativo- sociale grazie alle attività di benessere psico-fisico che con i progetti "Albatross", "Gavino il bagnino"e il più recente "Diabete e sport", ha permesso a Porto Torres di contraddistinguersi dagli altri gestori in Sardegna. Tre anni fa i gestori della società piscina Libyssonis in accordo con l'amministrazione aveva affrontato la possibilità di un recupero della piscina comunale, avviata nel 1996 nel quartiere Oleandro, rimasta incompiuta. Oggi di quella struttura iniziata oltre venti anni fa, resta solo un rudere che provoca rabbia tra i residenti e toglie spazio al bene pubblico.
Il contenzioso aperto tra le aziende incaricate alla realizzazione della struttura e i successivi fallimenti delle società hanno danneggiato il Comune e gli stessi cittadini del quartiere che con il tempo hanno visto trasformare un'opportunità di avere un servizio efficiente in una discarica a cielo aperto, un bene immobile la cui demolizione comporrebbe all'Ente una spesa di oltre due milioni di euro.
"Difficile recuperare un capannone industriale - ha aggiunto Russu - la nostra proposta, invece, si sposta su un partenariato pubblico-privato, quale il Project financing o Leasing-costruendo, dove la scelta vincente tramite appalto pubblico, è quella di un proponente che presenta un progetto con tecnologie moderne con le manutenzioni straordinarie a carico del privato, mentre il Comune partecipa in fase di costruzione. Poi l'intento è quello di spostare la struttura verso il centro città per consentire alle scuole di raggiungere facilmente la piscina".
Un impianto da utilizzare 12 mesi l'anno, quindi sia d'estate che d'inverno, una struttura per i cittadini e i turisti, con sdraio e punti di ristoro. Oltre alle risorse per la progettazione sono stati stimati oltre 400mila euro di gestione, spese che il Comune dovrebbe affrontare una volta inserita la realizzazione della piscina tra le priorità dell'amministrazione.
Per l'assessore allo Sport, Mara Rassu: "non è facile mettere in campo delle risorse ossia 250mila euro all'anno per le spese di gestione considerando che il Comune mette a disposizione 70mila euro. E l'amministrazione non so se riuscirà a quadruplicare la spesa".