Porto Torres, alzabandiera a mezz'asta per Papa Francesco
Il Comune ha organizzato la tradizionale cerimonia in piazza Umberto IPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Alzabandiera a mezz’asta in segno di lutto per la scomparsa di Papa Francesco, a Porto Torres, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione.
Il Comune ha organizzato la tradizionale cerimonia in piazza Umberto I alla presenza delle autorità civili, militari, religiose, associazioni dei Combattenti e Reduci, e tanti cittadini. Dopo l’alzabandiera e l’inno nazionale, il vicesindaco Alessandro Carta, accompagnato dalla comandante della Polizia locale Maria Caterina Onida, ha deposto una corona d’alloro al Monumento dei Caduti del Mare, omaggiando chi, nel 1945, liberò l’Italia dal nazifascismo.
Nel suo discorso, Carta ha ribadito che la libertà e la pace sono conquiste da difendere ogni giorno: «Oggi celebriamo una data fondamentale: il giorno in cui nasceva una nuova Italia. A cittadine, cittadini, partigiane, partigiani, staffette, lavoratori, deportati, internati, militari, forze dell’ordine, sacerdoti, antifasciste, antifascisti e intere famiglie va la nostra riconoscenza. È grazie alla loro determinazione e al loro sacrificio se oggi possiamo rivendicare il diritto a essere liberi. Il 25 aprile ci ricorda che la libertà e la pace sono valori che non devono mai essere dati per scontati e noi tutti abbiamo il dovere di custodirli».
Carta ha concluso con le parole di Papa Francesco: «Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo!”.
Il presidente dell’associazione Combattenti e Reduci Moreno Nocco ha omaggiato la memoria della Resistenza a Porto Torres: «Oggi ricordiamo con orgoglio i nostri concittadini che hanno onorato la Patria, partecipando alla lotta di liberazione. La città può annoverare ben quattro decorati al valore militare: il nostro pensiero va a loro e a tutti gli altri “figli silenziosi” e ai militari che con coraggio rifiutarono di combattere al fianco dei nazisti. Per questo furono internati nei campi di concentramento e oggi sono riconosciuti a pieno titolo come combattenti della guerra di Liberazione».