I pescatori di Porto Torres contestano il taglio del 40 per cento delle giornate di pesca al sistema dello strascico, un’altra misura decisa dall’Unione Europea che unita alla riduzione del 20 per cento attuata negli anni scorsi, rappresenta un ulteriore scure per il futuro della flotta dei pescatori con reti trainate, in particolare per la marineria turritana, la più numerosa nell’Isola. Undici imbarcazioni contro le circa 45 unità presenti 20 anni fa, il segmento più importante per occupazione e produzione ittica.

Dal sindaco Massimo Mulas si è presentata una delegazione delle marinerie turritane rappresentate dal pescatori Lorenzo Nieddu, Riccardo Rum e Gianni Pintus quest'ultimo anche in qualità di presidente dell’Associazione generale cooperativa italiana per decidere sulle strategie di intervento e quali proposte portare all'attenzione dei rappresentanti istituzionali nazionali ed europei. “Chiediamo da parte di tutti una sensibilizzazione per salvaguardare il mare, i prodotti che da esso derivano, ma soprattutto – hanno detto i pescatori – per tutelare anche il reddito di quello che oggi rimane delle marinerie del nostro territorio. Rischiamo di morire e lo sforzo su cui dobbiamo concentrarci è trovare le alternative alle giornate di fermo della pesca, quando le nostre barche non potendo uscire in mare potranno fare altre attività connesse sempre al mondo della pesca”. All’amministrazione comunale i rappresentanti della piccola e grande pesca chiedono di accelerare nelle procedure per il completamento e in parte la riconversione dell’ex mercato ittico e il molo pescherecci, i quali potrebbero essere un punto di partenza per dare alcune risposte concrete al settore pesca.

Il sindaco Massimo Mulas ha assicurato: “Ci faremo carico nelle sedi regionali per far accelerare le procedure di erogazione dei contributi che molti ancora aspettano per il fermo pesca”.

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