Per due educatori turritani venti giorni in Iraq tra i profughi siriani
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Sguardi frustrati dal timore che il mondo non riesca a mettere fine alle continue tragedie umane.
È il dramma dei profughi siriani che hanno trovato rifugio nei campi di Arbat, a 20 minuti da Sulaymaniyah nel Kurdistan iracheno.
Sono in fuga da un paese che ormai non esiste più colpito duramente dalla guerra civile. I più giovani conservano in sé la speranza di un futuro migliore.
Sono loro che ad Arbat hanno imposto una geografia rigorosa dando vita ad un immenso quartiere di circa seimila profughi curdo-siriani dove operano le diverse organizzazioni internazionali. C’è anche una piccola ong molto attiva “Un ponte per” costituita da volontari impegnati in un progetto della cooperazione italiana.
Tra di loro pure Luca Maricca 42 anni e Anna Fraghì 36, entrambi educatori di Porto Torres che per 20 giorni, (dal 12 novembre al 3 dicembre) hanno prestato servizio in quella terra accanto ai profughi minori, 600 ragazzi tra i 12 e i 18 anni di età, con i quali sviluppare laboratori di tecniche circensi insieme ad attività singole e di gruppo per stimolare l’autostima e la capacità del lavoro di squadra.