In soli tre mesi i nuovi sistemi di cattura delle capre inselvatichite adottati sull’isola dell’Asinara hanno permesso l’allontanamento di oltre 400 esemplari. Alla condivisione dei risultati hanno partecipato i vertici dell’Ente Parco, rappresentanti dal commissario e dal direttore Gian Carlo Muntoni e Vittorio Gazale, i responsabili della Asl, di Forestas e del Corpo Forestale, con la supervisione scientifica della società D.R.E.Am. Italia, leader a livello nazionale.

Il progetto denominato “Eradicazione e contenimento degli animali domestici inselvatichiti presenti sull’Isola dell’Asinara (SIC ITB010082)” ha consentito di sperimentare alcune nuove tecniche di cattura delle capre inselvatichite sull'isola. La presenza di questi animali rappresenta il principale problema di gestione in termini di impatto a livello ecosistemico, nonostante vengano considerate parte integrante del paesaggio. È ormai ampiamente dimostrato scientificamente lo squilibrio che la loro presenza può provocare con l’estinzione di diverse specie vegetali e animali, anche endemiche, soprattutto negli ecosistemi insulari.

L’origine delle capre sull’isola dell’Asinara la si riconduce alla presenza e poi cessazione dell’attività carceraria, quando al momento della dismissione non fu prevista la rimozione o il controllo del bestiame rimasto, il quale è poi cresciuto in numeri non compatibili con le risorse presenti. L’ente Parco ha avviato l’azione di contenimento delle popolazioni inselvatichite a partire dall’anno 2002 e portata a regime dal 2006 in collaborazione con Ispra, l’assessorato all’Ambiente della Regione, e con il coinvolgimento di diverse agenzie regionali, come Forestas e Agris e l’Associazione provinciale allevatori. Nell’anno 2023 si è deciso di fare un salto di qualità con la sperimentazione di un nuovo piano di azione con tecnologie digitali innovative che hanno permesso di ottenere dei risultati molto incoraggianti. I sistemi di cattura utilizzati hanno previsto la dotazione di meccanismi di attivazione da remoto su tutti gli impianti di cattura attraverso delle fototrappole e permesso in soli tre mesi l’allontanamento di oltre 400 capre, nel rispetto del benessere animale, cedute vive ad aziende zootecniche certificate del territorio sardo che avevano aderito al bando pubblico per l’ottenimento degli animali.

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