L’azienda Nobento, specializzata nella realizzazione di Infissi, «pare avere una doppia vita». La denuncia arriva dalla Cgil: «da una parte c’è quella pubblica, con una presenza quasi esasperante sulla stampa e sui media, dove si sono susseguiti nel tempo annunci di grandi risultati. Eppure, dall’altra parte, quella più “privata” e interna, l’azienda ha portato avanti un atteggiamento totalizzante verso i propri dipendenti, mettendo in pratica il rifiuto più completo al confronto con i lavoratori, con i loro rappresentanti e con la FIOM CGIL, ignorando i segnali d’allarme che da più voci giungevano dai lavoratori e dalla nostra organizzazione sindacale».

L’attitudine all’isolamento sociale «mal si sposa – continuano i sindacati – con la ventilata immagine di azienda modello veicolata negli ultimi anni, soprattutto se diviene un polo lavorativo di oltre 350 lavoratori, con forti responsabilità verso il territorio, che oggi, a causa della discutibile condotta aziendale, intravede lo spettro di uno smantellamento industriale con enormi ricadute sociali sul territorio. La prima richiesta di cassa integrazione straordinaria, avanzata formalmente dalla Nobento il 1 agosto 2023, ha visto il respingimento da parte del Ministero del Lavoro proprio a causa dell’incapacità aziendale di portare avanti un confronto con le parti sociali, ma non solo. La richiesta di cassa integrazione straordinaria per 12 mesi all’80% per tutto il personale della Nobento, recava come motivi di crisi aziendale la modifica al bonus 110%, con la dichiarazione esplicita che in caso di mancata approvazione della stessa cassa integrazione da parte del Ministero, l’unica soluzione sarebbero stati i licenziamenti collettivi».

Le dichiarazioni, datate 1 agosto 2023, anche al tavolo ministeriale «hanno segnato forti punti di incongruenza con assunzioni effettuate fino ad maggio, giugno e luglio 2023, assunzioni effettuate quando, con tutta probabilità l’azienda era ampiamente consapevole dello stato di crisi aziendale e dello spettro di licenziamenti e cassa integrazione. Il percorso di mobilitazione promosso dalla FIOM CGIL che ne è seguito ha visto l’azienda distinguersi per generare conflitto tra i lavoratori stessi e con i rappresentanti dei lavoratori, generando ostacoli anche davanti alla semplice prerogativa dei lavoratori di riunirsi in assemblea, fino a giungere, negli ultimi giorni al licenziamento del rappresentante dei lavoratori e delegato sindacale».

«Oggi, 28 agosto, al tavolo con il ministero del Lavoro, l’azienda ha confermato il solito atteggiamento, da una parte dichiara la disponibilità al dialogo e al confronto, di fatto mai praticato, dall'altra comunica che la CIGS sarà richiesta a partire dalla fine del mese di settembre, non più per 12 mesi ma bensì per 24 e che, allo scopo di rispondere ai requisiti previsti per la concessione della stessa la ristrutturazione delle linee di produzione riguarderà non solo le linee 1 e 2 a anche la 3 e la 4, precisando altresì che non ci sono possibilità per individuare altri strumenti di gestione. L'incontro è stato aggiornato al prossimo 4 settembre. Siamo davanti a una vera e propria tempesta sociale e del lavoro che si sta abbattendo su un territorio che mai ha visto una azienda arrivare, in tempi così brevi, a oltre 300 dipendenti, e che mai ha conosciuto l’impatto di una cassa integrazione straordinaria che, sembra destinata a trasformarsi in una crisi definitiva e quindi senza possibilità di ripresa a danno dell’intero territorio e di oltre 300 famiglie», conclude il sindacato.

(Unioneonline)

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