Calciatore, Carabiniere e Magistrato. Tre tappe, e quasi tre esistenze diverse, vissute da Giovanni Dore, 39enne sassarese che ha cominciato il tirocinio nel tribunale turritano e, nei giorni scorsi, ha prestato in Aula d’assise giuramento come magistrato ordinario.

Un percorso deciso all’età di sei anni e mezzo, nel 1992, quando vede i servizi tv sulle morti dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in seguito agli attentati di Capaci e via d’Amelio.

«Per me erano come persone di famiglia - riferisce Dore - ricordo i loro sorrisi. Ho deciso allora il mio futuro». Il tragitto prende però piede, un quarto di secolo fa, con l’apprendistato da sportivo, dal settore giovanile e fino all’esordio con la Torres in serie C contro il Crotone. Poi il tour in serie D ed Eccellenza per maturare le abilità da centrocampista fino al ritorno nelle fila dei rossoblu, proprio quando la storica squadra della città versava in condizioni terminali.

«Per aiutare la società e la formazione ho firmato per due anni senza preoccuparmi del fatto di poter mai ricevere un compenso».

Un modo per dimostrare l’attaccamento alla maglia e dare l’esempio, anche perché nel frattempo era divenuto capitano. Nel 2011 si conclude però la carriera, interrotta da un grave infortunio al ginocchio, e ne comincia un’altra perché decide di entrare nell’Arma dei carabinieri e, dopo il corso, nel 2015 diventa comandante da maresciallo della stazione di Borore.

«L’esperienza più entusiasmante della mia vita - dichiara - era come stare in trincea». Da quel periodo sono nate importanti inchieste su sodalizi criminali pericolosi dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti, e relativi processi ancora in corso. «Dedico un pensiero a tutti coloro con cui ho condiviso quel periodo, ma soprattutto al brigadiere Giuseppe Pinna e all’appuntato scelto Luca Fadda».

Cinque anni dopo il trasferimento a Sassari nel Reparto operativo del Comando provinciale. Di questo “inciso” lavorativo restano soltanto i ringraziamenti. «Intanto al generale di Brigata Stefano Iasson- continua Dore - perché ha ridato dignità alla mia esperienza professionale nell’Arma. Voglio ringraziare poi il tenente Antonio Onida, il luogotenente Proto Carta e gli appuntati scelti Oscar Cabras e Andrea Mura». Nell’arco di tempo descritto Dore aveva trovato il tempo anche per laurearsi in giurisprudenza, nel 2012, e dare così il via alla terza fase della sua vita, quella da magistrato.

«La giustizia è il potere dei senza potere – queste le parole pronunciate al termine del giuramento - è vivere per gli altri, una missione, è il "noi". Per questo, la Costituzione attribuisce un potere così forte a ogni magistrato, perché il potere è spirito di servizio. Se non si rispetta il patto costituzionale, vi è abuso, privilegio, prevaricazione e arroganza».

Infine un pensiero su quel che accomuna lo sport, l’Arma e la Giustizia: «Lo spirito di servizio, di squadra, e il coraggio di metterci sempre la faccia».

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