Una bomba ecologica, un cumulo di immondizia scaricata negli anni e diventata un pericolo per l’ambiente circostante. La storia della discarica di Monte Rosè, collocata nel territorio di Porto Torres, a nord della strada provinciale che conduce a Stintino, risale agli anni ’70 quando entrò in funzione per il conferimento dei rifiuti solidi urbani e rimase in esercizio fino alla fine del 1999, l’anno in cui divenne operativa la discarica consortile di Scala Erre. Da quel momento il sito di Monte Rosè fu messo in sicurezza con recinzione e copertura. Già negli anni del suo sfruttamento non furono adottati accorgimenti tecnici o progettuali finalizzati in qualche modo a limitare lo sversamento degli inquinanti nell’ambiente esterno.

In quella discarica, che occupava un’ampia area di circa 3,6 ettari, non vi era alcun presidio antinquinamento previsto dalle normative vigenti, pertanto rientrava nell’applicazione delle norme di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati che rende indispensabile una procedura di caratterizzazione, seguito da un altrettanto urgente intervento di bonifica. Dal Comune già negli anni 2001-2002 fu attuato un primo intervento di sistemazione, il secondo fu avviato dalla Provincia di Sassari tra il 2004 e il 2005. Nel 2013, l’assessorato all’Ambiente, guidato da Gavino Gaspa aveva predisposto il Piano di caratterizzazione per l’attuazione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza della discarica dismessa. Un intervento di 100mila euro, risorse finanziate dalla Regione per compiere un primo passo per bonificare il sito. Negli anni successivi l’area è divenuta bersaglio dei nemici dell’ambiente. Hanno scaricato rifiuti di ogni genere trasformando l’area in una immensa discarica pericolosa per la salute dell’uomo. Nelle aree adiacenti sono presenti anche delle altre attività, fra cui una cava di inerti con impianti di bitumazione.

Nei giorni scorsi gli agenti del nucleo di Pronto intervento del Corpo di Polizia Locale di Porto Torres hanno effettuato accertamenti approfonditi, tuttora in corso, che hanno portato a mettere i sigilli all’intera area, oggetto di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica. Il reato ipotizzato è quello di discarica abusiva e le responsabilità sono tutte da accertare. L’ennesima pattumiera illegale nel territorio di Porto Torres, l’ennesimo scempio ambientale sul quale nessuno può voltare lo sguardo da un'altra parte e fare finta di niente. Nel 2021 il Comune di Porto Torres ha ottenuto dalla Regione un finanziamento di 252mila euro per attuare un piano di caratterizzazione, con un primo intervento  che prevede una serie di indagini geofisiche e rilievi topografici per verificare il grado di inquinamento. Gli obiettivi  della Regione erano gli interventi di messa in sicurezza di emergenza delle aree contaminate. La discarica rappresenta, infatti, uno del 404 siti inquinati dell’Isola censiti dalla Regione con “alta priorità”. Nei mesi scorsi dall’amministrazione comunale è stato assegnato l’appalto alla società Studiambiente Multianalitica Srl di Sassari per procedere alla prima fase di studio. Briciole rispetto ad un importante piano di bonifica che liberi da ogni tipo di materiale inquinante un’area, un territorio ancora una volta ferito. 

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