Colonialismo energetico, il grido degli indipendentisti a Porto Torres: «Espropriamo gli impianti»
L’appello lanciato dai piedi di una grande pala eolica: «Serve un piano che porti vantaggi a tutti i sardi»«Sole, vento e acqua sono il nostro petrolio e il nostro popolo sardo deve essere posto nelle condizioni di trarne energia e con i mezzi che riterrà opportuni, secondo un proprio piano energetico». Così l’indipendentista di Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu, intervenuto sulla collina di Monte Rosè, sotto una grande pala eolica davanti alla zona industriale di Porto Torres, per un’azione contro il colonialismo e la speculazione energetica.
Una protesta che ha visto la partecipazione oltre che degli esponenti di Sardigna Natzione, anche di Entula e Unioni Giovines Comunistos (Uni. G.Com.), rappresentati da Bustianu Cumpostu, Pierluigi Caria e Samuele Spiga. Chiedono l’esproprio da parte del popolo sardo degli impianti eolici già costruiti e in produzione, di proprietà delle grandi multinazionali e società speculative di tutto il mondo, utilizzando anche le previsioni dello statuto, come già proposto anche da diversi tecnici e comitati popolari, per ottenere un transizione energetica che vada in contrasto con la politica coloniale.
«Non siamo dei don Chisciotte in lotta contro i mulini a vento», ha detto Caria, rappresentante del gruppo Entula, «ma sardi e sarde che lottano per la propria nazione e che vogliono permetterle un futuro migliore rispetto a ciò che ha subito in passato». Per il giovanissimo Danilo Caredda, 19 anni esponente di Uni.G.Com. «come gioventù sarda condividiamo questa battaglia, perché non siamo contro l’evoluzione delle tecnologie e le nuove modalità di fare energia, ma siamo qui per rivendicare un modo di produrre elettricità che appartenga ai sardi».
E ancora: «Come abbiamo subìto il taglio dei boschi, lo sfruttamento minerario e l’industrializzazione petrolchimica, ora vogliono imporci di subire passivamente una nuova colonizzazione, ma stavolta siamo capaci di opporci». Quindi la necessità di un Piano energetico sardo che determini il fabbisogno dell'Isola e affidi ad un Ente Pubblico il compito di soddisfarlo, attraverso gli impianti Fer- Fonti di energia rinnovabili - da installare su superfici già impermeabilizzate e attraverso sistemi integrati e diversificati di accumulo dell'energia prodotta.