Chimica verde: «Il Governo continua a umiliare Porto Torres»
Il deputato Silvio Lai (Pd) contro la mancata convocazione della cabina di regia da parte della presidenza del ConsiglioPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Il Governo annuncia due miliardi di euro di investimenti di Eni a Brindisi e Priolo sulla chimica verde, mentre per Porto Torres ci sono solo le solite promesse condite con il niente. La realtà dei fatti è che volta le spalle alla Sardegna. La risposta data in aula smaschera una strategia di disimpegno mascherata da rilancio». È quanto ha dichiarato in aula il deputato del Partito Democratico Silvio Lai, componente della Commissione Bilancio, nel corso di un intervento contro la mancata convocazione della cabina di regia da parte della presidenza del Consiglio e l’assenza di una reale strategia per la chimica verde nell’Isola.
Questo a seguito della firma del documento strategico di rilancio del Protocollo sulla chimica verde siglato il 7 marzo scorso nella sala Angioy del Palazzo della Provincia di Sassari, un atto condiviso dai Comuni di Sassari, Porto Torres e Alghero, Regione, sindacati Cgil, Cisl e Uil, Tips e Consorzio Industriale provinciale di Sassari. «Sotto la retorica della “transizione verde”, si cela l’abbandono di una filiera fondamentale per lo sviluppo industriale sostenibile dell’Isola, con il Governo che copre l’Eni e quest’ultima che prosegue con l’inganno dei territori», sottolinea il deputato dem.
«A 13 anni dall’accordo del 2011 sulla chimica verde a Porto Torres», ha ricordato Lai, «non è stato completato il progetto con solo tre impianti industriali sugli otto previsti, mentre sono stati dismessi il cracking e gli altri impianti connessi, lasciando solo la gomma, riducendo drasticamente l’occupazione e smantellando competenze strategiche. Nel frattempo le stesse promesse vengono fatte a Brindisi e Priolo condite con 2 miliardi di “promessi” investimenti da parte di Eni come nel 2011 fu fatto a Porto Torres». Secondo il parlamentare democratico la risposta data dal governo alle interrogazioni del Pd «smaschera l’ennesima operazione di greenwashing, utile solo a Eni per ripulire la propria immagine, ma che non risponde né agli impegni presi nè a ciò che prevede la legge sulla cabina di regia».
Il ministro in aula ha annunciato un incontro per il 29 aprile delle parti sociali coinvolte nella chiusura del cracking di Brindisi e Priolo ma non è confermato il coinvolgimento della Sardegna. «Per parte nostra noi non rinunceremo a richiamare sia il Governo che Eni al mantenimento degli impegni presi con l’isola sino a quando non ci sarà un nuovo cronoprogramma sugli investimenti e un impegno occupazionale vincolante. La Sardegna non può più essere considerata terra di esperimenti o laboratorio per fallimenti industriali», ha detto Lai.
«E ciò che Eni sta facendo negli altri territori, in Puglia e in Sicilia, è un déjà vu di cui Urso e il Governo non possono farsi portavoce perché corrisponde solo esigenze dell’Eni, non dei cittadini. Se Eni non vuole portare avanti la chimica e concentrarsi, come appare evidente solo sulla produzione di energia, lasci il settore ad altri soggetti che il Governo può trovare e non finga di farlo solo per chiudere impianti e mandare lavoratori a casa. La chimica verde è un pezzo del futuro del Paese, merita di più di questo tradimento politico e industriale», ha concluso Lai.