Le salme sono in camera mortuaria, a disposizione dell’autorità giudiziaria: verranno effettuate le autopsie. Le auto invece sono sotto sequestro, in un deposito autorizzato.  Da verbalizzare e incrociare poi ci sono le testimonianze, dei sopravvissuti e di chi ieri alle 19 era al chilometro 16 della Statale 291, la Sassari-Alghero, nel tratto stretto e a due corsie, a circa un chilometro e mezzo dall’ingresso sulle quattro, più sicure. 

Chiara Urgias aveva 16 anni, Christian Foddai venti. Entrambi sassaresi, erano su una Seicento, viaggiavano in direzione della cittadina catalana. Sull’altro senso di marcia la colonna di auto procedeva verso Sassari, lenta: era l’ora del rientro da una giornata trascorsa sul litorale. Alla guida su quella corsia c’era anche Antonio Luigi Murineddu, 41 anni, sassarese, operaio nel settore della nautica.

A bordo del suo Suv Mercedes, questa la ricostruzione dei carabinieri di Alghero, ha deciso di sorpassare alcuni veicoli che lo precedevano. Forse ha seguito un’altra auto che ha fatto la stessa manovra. Solo che la prima è riuscita a rientrare, guadagnando posizioni. Murineddu no: Chiara e Christian se lo sono trovato davanti. L’impatto ad alta velocità è stato fatale per tutti. Della Seicento non è rimasto niente, o quasi. Il Suv, per quanto più resistente, non ha salvato la vita  a Murineddu. 

Dopo l’impatto, è sopraggiunta un’altra auto, una Cinquecento X: a bordo padre di 50 anni originario di Sassari, mamma di 48 di Carbonia e la loro figlia di 10 anni. Nuovo scontro sulle altre due auto, già ridotte a cumuli di lamiere,  e tre codici rossi. Ma nessuno è in pericolo di vita.

Uno scenario devastante, frutto di una dinamica che deve essere messa nero su bianco negli atti ufficiali per portare a conclusione l’inchiesta che deve fare luce sul perché tre vite siano state interrotte nel tempo di un respiro. 

(Unioneonline)  

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