Si è concluso con tre condanne e quattro assoluzioni il processo ai sette imputati con l’accusa di omicidio colposo per la morte, avvenuta nel marzo del 2014, di Domenico Nurra, il pensionato di 71 anni precipitato dai bastioni di Alghero a causa del cedimento improvviso di una balaustra.

L’uomo era caduto sotto gli occhi della moglie, proprio perché il parapetto aveva ceduto, come fosse fatto di burro. Il procedimento giudiziario si era aperto nel 2019, cinque anni dopo la tragedia, a carico di dirigenti del Comune di Alghero e amministratori della società partecipata In House: il giudice ha condannato solo questi ultimi. Un anno per Luigi Altea (difeso dagli avvocati Sebastiano Chironi e Franco Luigi Satta) e sei mesi per Gennaro Monte (assistito dall’avvocato Danilo Mattana) e Antonio Ferro (difeso da Antonello Pais), per tutti con pena sospesa e non menzione.

Assolti per non aver commesso il fatto, invece, i quattro dipendenti del Comune di Alghero, Gian Marco Saba e Giovanni Spanedda (difesi dall’avvocato Nicola Satta), Guido Calzia (assistito da Edoardo Morette) e Antonio Era (difeso da Sara Migliore).

Anche se il pubblico ministero Mario Leo aveva chiesto la condanna per ognuno degli imputati, con la determinazione di pena rimessa alla decisione del giudice Mauro Pusceddu, questo ha ritenuto responsabili solo coloro che avrebbero dovuto materialmente verificare che le balaustre del lungomare fossero in buono stato e non potessero rappresentare un pericolo per le persone. 

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