Andrea Delogu non è più nel Consiglio di amministrazione della Fondazione Alghero. Il sindaco Mario Conoci, con il decreto numero 17 del 20 aprile gli ha revocato le deleghe perché sarebbe “irrimediabilmente compromesso il rapporto fiduciario”.

Nel documento vengono tirate in ballo anche le recenti dimissioni del vice presidente Pier Paolo Carta, in aperta polemica con il direttore-presidente Andrea Delogu. In una lettera, indirizzata anche al sindaco Mario Conoci, Carta annunciava a febbraio scorso l’intenzione di lasciare il Cda della Fondazione in quanto, ormai da tempo, sarebbero venute meno le condizioni per la prosecuzione del suo incarico.

Il consigliere di amministrazione faceva riferimento a una "totale mancanza di condivisione della linea direzionale e gestionale". E non è il solo motivo. Perplessità pure sul doppio incarico di presidente e direttore. Gli stessi dubbi che due anni fa erano venuti all’allora assessore dei Fratelli d'Italia Marco Di Gangi ma che era stato per questo cacciato dalla giunta, colpevole di aver sollevato problemi di legittimità sugli incarichi assunti da Andrea Delogu che da diversi mesi svolgeva il ruolo di presidente ma anche di direttore della Fondazione Alghero, mansioni forse incompatibili, aveva scritto l’ex assessore, chiedendo al sindaco Conoci di verificare, anche per non incappare in futuri problemi giuridici.

Il sindaco allora non lo aveva ascoltato. Oggi invece ha firmato un decreto-bomba: alla vigilia delle amministrative non proprio una iniziativa per l’unità del centrodestra. Andrea Delogu, in quota a Forza Italia, è uomo di fiducia del candidato sindaco Marco Tedde. Che ripercussioni avrà l'attacco a gamba tesa del primo cittadino? 

Il sindaco intanto fa chiarezza: «La decisione di revocare dal proprio incarico il presidente della Fondazione Alghero ha un carattere esclusivamente amministrativo tutto contenuto nel decreto di revoca. Ritengo necessario fare questa precisazione per il delicato momento che si sta attraversando che potrebbe portare a dare significati politici che invece sono del tutto assenti dalla decisione».

I problemi sarebbero di natura tecnico-burocratica, emersi in sede di Comitato di Governance, «evidenziati dall’assessore competente e dalle dimissioni di un membro del cda ma soprattutto dall’analisi di atti della Fondazione, hanno reso non differibile o evitabile l’assunzione di una decisione che mettesse al sicuro l’attività della fondazione e consentisse di fare chiarezza sulle procedure di gestione adottate, anche rispetto alle norme di riferimento e ai pronunciamenti dell’ANAC», scrive Conoci.

Una condotta prudenziale, sottolinea, «cui ogni amministratore è tenuto, rispetto a molteplici e coincidenti evidenze, che sono oggetto e saranno oggetto di verifiche ancora più approfondite da parte degli organi preposti dell’amministrazione, che pongono dubbi consistenti sui ruoli effettivamente esercitati e sulla correttezza degli atti assunti».

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