Saturnia, Giulia, Cap, Nicoletta e Francesca sono i nomi delle cinque tartarughe marine Caretta caretta ricoverate tutte in questi giorni nell’ospedale di Campu Perdu, sull’isola dell’Asinara. Un’attività che vede sempre più impegnati gli operatori del Crama, il Centro recupero animali marini, entrato a pieno regime grazie alla collaborazione tra il Parco nazionale dell’Asinara, l’Area marina protetta di Capo Caccia e il Parco nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. Aumentano i ricoveri degli animali a causa di problematiche legate alle conseguenze dell’attività dell’uomo.

Tre esemplari di tartarughe sono stati ritrovati in stato di galleggiamento, sintomo di costipazione intestinale provocata dalla plastica, gli altri due intrappolati all’interno delle reti da pesca. Francesca e Nicoletta sono state rinvenute nel mare di Alghero, Saturnia nelle acque di Trabuccato, Giulia nel mare de La Maddalena e Cap nel Golfo dell’Asinara. Fra qualche mese potranno ritornare in libertà grazie alle cure dei professionisti del Crama.

Oltre alle attività riguardanti il recupero, cura e rilascio in mare di esemplari di tartaruga marina trovati in difficoltà, il Centro porta avanti tutte le attività scientifiche e divulgative relative alla conservazione della fauna marina nell’Area marina protetta dell’Asinara. A fine febbraio lo staff ha partecipato al “Workshop formativo Foca Monaca” presso Santa Margherita Ligure, al fine di contribuire attivamente alla ricerca del Dna ambientale (eDNA) attraverso campionamenti all’interno dell’Amp Asinara. Il progetto, in un’ottica di Citizen Science, gestito dal Gruppo Foca Monaca, il cui workshop è stato organizzato in collaborazione con il WWF Italia, mira alla formazione di personale dedicato con l’obiettivo di mappare la presenza e la distribuzione della foca monaca nel Mar Mediterraneo.

Inoltre, prosegue il lavoro di ricerca nell’ambito dello studio della popolazione del tursiope Tursiopstruncatus all’interno dell’Amp Isola dell’Asinara. In collaborazione con il Dipartimento di Scienze della vita e biologia dei Sistemi dell’Università degli Studi di Torino è stato svolto in questi mesi un lavoro di ricerca e di analisi mirato a comprendere le potenziali interazioni tra gli animali e l’attività di pesca all’interno dell’Area marina protetta.

Nei giorni scorsi lo Staff Crama ha partecipato a Catania alla 35th European Cetacean Society Conference con una comunicazione dal titolo “Cetaceans monitoring in the Marine Protected Area «Isola dell’Asinara»: results and considerations for sustainable use”, che ha permesso di offrire una visione generale dei risultati dell’attività di monitoraggio cetacei degli ultimi dieci anni. La conferenza è stata inoltre un’occasione di formazione e di confronto con le altre realtà nazionali e internazionali in relazione alla gestione delle attività di conservazione e di monitoraggio delle specie di mammiferi marini.

«Il lavoro dell’associazione Crama è motivo di grande soddisfazione per l'Ente Parco – sostengono il commissario e il direttore del Parco, Giovanni Cubeddu e Vittorio Gazale – e il centro è ormai un’eccellenza a livello internazionale e si avvale di tecnologie all'avanguardia con uno staff costituito da esperti biologi e veterinari, Laura Pireddu, Valeria Sanna e Michela Zappata e Giovannantonio Pilo, che si occupa del monitoraggio e del recupero degli esemplari di tartarughe marine e di piccoli cetacei». Per gli operatori Crama è importante segnalare subito la presenza di esemplari in difficoltà ai Centri e agli enti competenti come la Guardia Costiera e il Corpo Forestale, affinché possa esserci l’intervento da parte dei nodi della Rete Regionale Conservazione Fauna marina.

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