Il Capodanno 2026 ad Alghero accende lo scontro politico, dopo l’annuncio dei concerti di Raf, Kid Yugi e il rapper sassarese Low-Red, e infine Gabry Ponte divisi in tre giorni.

«Dopo un anno, l’Amministrazione Cacciotto smentisce se stessa e torna al modello su tre giornate impostato dal centrodestra», attacca Alessio Auriemma, vice coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia. «Solo dodici mesi fa la sinistra criticava duramente quel formato. Oggi lo ripropone integralmente, dimostrando di non avere una linea propria. E arriva anche con oltre un mese di ritardo rispetto ad altre città come Olbia, riducendo l’efficacia promozionale per gli operatori turistici». 

Sulla stessa linea l’ex sindaco Mario Conoci, che rivendica la paternità del modello introdotto nel 2023: «È un format che ha reso Alghero punto di riferimento del Capodanno sardo, unendo intrattenimento, cultura e turismo. Bene la continuità, ma serviva più tempestività negli annunci. Il successo della città non appartiene a una parte politica, ma a tutta la comunità». 

Replica Roberto Ferrara del Movimento 5 Stelle: «Nessuna contraddizione, nessuna rinuncia: stiamo costruendo un modello diverso, che guarda oltre la singola notte di festa. Vogliamo un Capodanno inserito in una programmazione culturale e turistica più ampia, capace di valorizzare identità, lingua, tradizioni, enogastronomia e talenti locali. Non è ideologia, ma visione: una città viva tutto l’anno, non solo per una notte di concerti». Ferrara tiene a precisare che il modello scelto dal Comune e dalla Fondazione Alghero non si fonda «sulla effimera ricerca di un nome ad effetto, buono per una sola notte e dimenticato il giorno dopo. Confondere la riflessione sulla necessità di cambiare prospettiva con un presunto testacoda ideologico  - avverte Ferrara - è una forzatura che appartiene più alla propaganda che al dibattito politico».

Anche Giampietro Moro, di Città Viva, difende il Cap d'Any 2026 e ritiene sia «alquanto ridicolo appuntarsi medaglie, attribuendo al centrodestra di aver creato il brand di "miglior capodanno di Sardegna", così come sono fuori luogo gli allarmi sui presunti ritardi nella promozione dell'evento ed i paragoni con il Comune di Olbia. "Quando c'eravamo noi"  - chiude Moro - è solo una nostalgica battuta, di dubbio gusto». 

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