Aprile è il mese della sarcoidosi, una malattia sistemica di tipo granulomatoso. Può essere interessato qualsiasi organo, ma con una frequenza più elevata i polmoni. L’insufficienza respiratoria è la causa più comune di morte.

A seconda del contesto geografico ogni anno vengono diagnosticati da 1 a 15 casi ogni 100.000 abitanti, con valori molto elevati nei Paesi dell’area Scandinava. L’età media alla diagnosi è pari a 50 anni, con una diagnosi più precoce tra i maschi (20-45 anni) rispetto alle femmine (50-65 anni).

Si ipotizza che fattori genetici (incremento del rischio di malattia cinque volte più elevato per fratelli di malati) ed ambientali (esposizione a stufe a legna, sostanze presenti nel suolo, pollini, particolati inorganici, insetticidi, nanoparticelle, materiali da giardinaggio, materiali da costruzione, lavorazione dei metalli, silice) possano favorire l’insorgenza della malattia. Anche episodi infettivi potrebbero scatenare il processo infiammatorio alla base della malattia.

Le prestazioni per la sarcoidosi sono state riconosciute tra i livelli essenziali di assistenza nel 2017, ma l’applicazione regionale è risultata variabile nonostante la normativa nazionale.

In Sardegna mancano centri clinici di riferimento. Filippo Martone, presidente dell’Associazione di pazienti “Amici contro la Sarcoidosi Italia” sottolinea la necessità di un percorso assistenziale strutturato che supporti i tanti malati presenti a livello regionale e la cui incidenza sembrerebbe più elevata rispetto ad altri ambiti regionali.

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