Dalla Sardegna agli Stati Uniti: donazione di sangue cordonale salva la vita a un bimbo
Il piccolo paziente, di appena un anno, è affetto da una grave malattia genetica. Le unità partite dall’ospedale Brotzu di CagliariPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dalla Sardegna agli Stati Uniti: è questo il viaggio affrontato da un’unità di cellule staminali per il trapianto salvavita di un bimbo di appena un anno, affetto da una rara malattia genetica. Il fatto risale allo scorso aprile, quando la Banca del Sangue Cordonale (BSC) del Brotzu di Cagliari, diretta dal dottor Mauro Carta, ha inviato un’unità di cellule staminali ematopoietiche da sangue cordonale al Centro Trapianti di Cincinnati.
La donazione, proveniente da una famiglia sarda, è stata possibile grazie alla sinergia tra la Bsc di Cagliari e il Centro Trapianti statunitense, con il supporto del Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo (IBMDR) e del Registro americano NMDP (National Marrow Donor Program). La collaborazione tra i due Paesi ha consentito di realizzare un trapianto salvavita, senza complicazioni significative nel decorso post-operatorio, come confermato dai medici di Cincinnati.
Come sottolineato dal Commissario Straordinario dell’Arnas Brotzu, Maurizio Marcias, l’operazione conferma «l’importanza della donazione del sangue cordonale, un prodotto biologico ricco di cellule staminali che, se non raccolto, viene eliminato in sala parto». «È un gesto semplice, ma dal potenziale enorme: grazie alla generosità di una famiglia, oggi un bambino ha una speranza di vita concreta». Il sangue cordonale rappresenta una delle fonti più preziose di cellule staminali ematopoietiche, utili nella cura di numerose patologie onco-ematologiche e metaboliche, in particolare nei pazienti pediatrici.
«L’impiego terapeutico delle cellule staminali continua ad ampliarsi nella pratica clinica», commenta il dottor Carta. «Quelle contenute nel cordone ombelicale si confermano una valida alternativa al trapianto di midollo osseo, al trapianto con cellule staminali periferiche e al trapianto aploidentico nella terapia di alcune malattie ematologiche e non solo, in quanto offrono nuove prospettive in termini di compatibilità e sicurezza».
(Unioneonline/v.f.)