«Se noi abbiamo percorso tutte le ferrovie svizzere, oltre a certe stupende linee della Germania, dell'Austria e della Francia, e poi abbiamo trovato riunite in un solo insieme le loro meraviglie, perché non dobbiamo proclamare eccezionale la Mandas-Arbatax?».

Non è una bella frase postata su Tripadvisor ma un passaggio di "Sardegna sconosciuta", straordinaria guida turistica nella quale Fulco Pratesi e Luciano Zeppegno nel 1979 raccontavano un viaggio sul Trenino verde e teorizzavano ciò che la politica locale tenta di imporre da anni: un turismo oltre il mare e oltre la bolgia estiva. Scrittori, viaggiatori, giornalisti e ambientalisti, Pratesi e Zeppegno avevano viaggiato dal mare alla Barbagia di Seulo, attraversato laghi e ponti, nuraghi, pozzi sacri e tombe dei giganti. What else?

Prima di loro lo aveva fatto David Herbert Lawrence nel 1921 percorrendo e raccontando in "Sea and Sardinia" l'itinerario tra Mandas e Sorgono, i suggestivi pendii del Sarcidano e le aspre montagne della Barbagia-Mandrolisai.

Dopo di loro quella Sardegna forse più bella dell'isola magnifica e stereotipata dei rotocalchi, certo diversa e affascinante, l'hanno vista in tanti ma è sempre rimasto un turismo di nicchia, d'élite, quasi per alternativi.

DA OGGI SI RIPARTE - Oggi quel Trenino che conduce nei paradisi terrestri attraverso una linea ferroviaria lunga 600 chilometri ricomincia a viaggiare a pieno ritmo entrando nel pieno dell'offerta. Sei le linee attive: Mandas-Seui, Mandas-Sorgono, Arbatax-Gairo, Macomer-Bosa, Palau-Tempio, Sassari-Tempio-Palau. Solo due viaggiano sei giorni su sette (la Mandas-Seui e la Arbatax-Gairo) le altre sono a disposizione un solo giorno alla settimana.

PAESAGGI SUGGESTIVI Che cosa c'è di più bello di una linea panoramica che dai 500 metri dell'altopiano di Campeda scende verso l'azzurro del mare di Bosa, di un viaggio che consenta di gioire del meraviglioso panorama sulla costa gallurese e sull'arcipelago della Maddalena e poi delle sfumature di verde e dei profumi della macchia mediterranea e delle sughere dei monti galluresi. E poi, già ubriachi di bellezza, scendere alla stazione di Tempio e ammirare i quadri di Giuseppe Biasi e l'antica officina che alimentava i treni a vapore. E ancora attraversare viadotti e galleria tra le quali quella elicoidale di Bortigiadas, capolavoro di ingegneria formata da una spirale lunga 500 metri.

TRENINO A NOLEGGIO - Chi volesse godere di tanta bellezza può comprare un biglietto (costa tra 15 e 33 euro, basta andare nel sito o in uno dei Trenino verde point) o persino noleggiare il treno in esclusiva a un costo non proibitivo: per un viaggio di 75 chilometri si spendono 1.080 euro se ci si accontenta di un'automotrice diesel da 55 posti o 1.470 per un locomotore più una vettura da 72 posti.

POTENZIALITÀ INESPRESSE - Tutto bellissimo se non fosse che tanta potenzialità è sfruttata solo in minima parte. Il fatto che il Trenino viaggi a piano ritmo solo nei mesi climaticamente e turisticamente più caldi è il primo punto critico.

E lo è sia perché la Regione stanzia pochi soldi rispetto alle necessità (15 milioni in tre anni) sia perché né i comuni dove approda il treno né le imprese private o le associazioni territoriali fanno abbastanza per attirare turisti e fornire servizi. Franco Marras, presidente dell'Arst, è il primo a dirlo: "Il Trenino verde ha un potenziale tutistico pazzesco e chiunque ci faccia un viaggio lo capisce. Ma l'Arst ha la missione di trasportare la gente non quella di fare l'operatore turistico, sarebbe velleitario. Devono essere i territori, cioè gli enti locali, gli operatori sociali e turistici a proporre servizi a supporto delle linee del Trenino verde".

Marras esplicita meglio: "Se il treno arriva in una stazione e non c'è nessuno che accolga i turisti e li accompagni a fare le visite nel territorio e a conoscerne le bellezze non si sfrutta appieno il potenziale. Così come non si soddisfano le esigenze di chi vuole fare una sosta e dormire: in alcuni paesi non c'è nemmeno un B&B".

Fabio Manca

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