Per la Corte di Cassazione i conguagli di Abbanoa sono legittimi. I giudici di piazza Cavour hanno ribaltato una sentenza del tribunale di Sassari che, sulla base del ricorso di un’utente, avevano dichiarato non dovuti i soldi, slegati dai consumi, che il gestore idrico aveva chiesto nel 2014, per gli anni precedenti, a tutti coloro che avevano un allaccio alla rete.

Era scoppiato il putiferio: proteste, class action (ancora in piedi) e ricorsi a tutti i tipi di tribunale. Molti vinti: perché, è la sintesi di molte sentenze sarde, i costi del servizio non possono essere rideterminati ex post - anche se le spese servono per garantire il servizio - e vige la prescrizione quinquennale.

In Cassazione la pensano diversamente.

“In tema di servizio idrico integrato”, si legge nel dispositivo che accoglie il ricorso di Abbanoa, “il conguaglio per le partite pregresse implica l’applicazione di un costo ora per allora, di modo che, prima della determinazione delle voci di costo da recuperare, non si configura la possibilità di recupero e, quindi la possibilità di esercitare il relativo diritto”.

La palla è tornata ora al Tribunale di Sassari. Che dovrà esprimersi sulla base di questo principio. Al quale dovrebbero adeguarsi anche tutti gli altri giudici chiamati a decidere su controversie simili.

“I giudici della Suprema Corte confermano quanto sempre sostenuto dal gestore unico, rappresentato legalmente dagli avvocati Ernesto Stajano e Piero Guido Alpa”, si legge in una nota della società.

A commentare la sentenza della Cassazione anche il presidente del Cda di Abbanoa, Franco Piga:  “Al di là delle polemiche, la stragrande maggioranza dei nostri clienti aveva compreso la legittimità delle partite pregresse, che rappresentavano un allineamento dei costi sostenuti per garantire un servizio, quello idrico integrato, che è essenziale nella vita di tutti i giorni. Le tariffe e quindi le relative fatturazioni si basano sul principio del full cost recovery, sancito a livello europeo, che implica il totale recupero dei costi del servizio”.

“La sentenza impugnata”, spiegano nel provvedimento i giudici della Suprema Corte, “si rivela erronea, in quanto ha fatto decorrere il termine di prescrizione dei costi oggetto di conguaglio prima che questi fossero determinati dalle autorità amministrative”.

I provvedimenti dell’allora Autorità per l’energia elettrica, gas e servizi idrici (Aeegsi), che avevano disciplinato i conguagli a livello nazionale, risalgono al 2013. Al 2014, invece, quelli dell’Ente di Governo d’Ambito che li aveva quantificati a livello regionale. È lo stesso anno in cui vengono fatturati (in media 151 euro a utenza dilazionati in 8 rate semestrali).

La sentenza non fermerà comunque le battaglie giudiziarie intraprese contro i conguagli: si attende ancora la sentenza della Corte d’Appello di Cagliari sulla class action intentata per far cancellare bollette per decine di milioni di euro.

(Unioneonline/EF)

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