Trenta stazioni di monitoraggio in tutta la Sardegna e un pericolo costante: gas inquinanti e polveri sottili. I primi segnano il passo nelle zone industriali dell'Isola e si sprigionano proprio dai processi produttivi; le seconde, a cominciare dalle più famose Pm10, si generano principalmente dalla combustione di carburanti. In entrambi i casi, la loro presenza diventa nociva quando la concentrazione supera determinati limiti, fissati per legge, e perdura nel tempo.

I MONITORAGGI – Serve una premessa per accompagnare la mappa sarda sulla qualità dell'aria: il monitoraggio è quotidiano e rientra nei protocolli nazionali ed europei. I dati li setaccia l'Arpas, l'Agenzia regionale per l'ambiente. Il sistema è computerizzato. Il cervellone è a Cagliari, negli uffici di via Carloforte 51. Lì c'è il Cot, il Centro operativo di acquisizione dei rilevamenti. I numeri arrivano dalle centraline dislocate nei territori e vengono trasferiti al Sira, il Sistema informativo regionale ambientale.

La stazione di via Cadello a Cagliari è un presidio della Città metropolitana insieme alle postazioni di via Sant'Angelo a Monserrato e di via Perdalonga a Quartu. Lì, le spie rosse si accendono un paio di volte al mese, si ricava dai report pubblicati sul sito SardegnaArpa. Basti pensare che nel capoluogo e dintorni i residenti sono 419.399 (dato di gennaio 2023). Si aggiungano gli abitanti non iscritti alle anagrafi locali e i pendolari che quotidianamente gravitano nell'area vasta di Cagliari per le più svariati ragioni. Parliamo di quasi un terzo della popolazione sarda, che si muove principalmente con mezzi propri.

RISCHIO MALATTIE Le Pm10 si chiamano così perché il particolato ha una dimensione uguale o inferiore a 10 micron, ovvero dieci millesimi di millimetro. Si tratta di polveri non visibili a occhio nudo e che il corpo umano, attraverso il filtro di naso, trachea e bronchi, riesce a neutralizzare. A rendere innocue. I problemi arrivano quando la concentrazione di Pm10 supera i 50 microgrammi per metro cubo e ciò si verifica per più di 35 giorni all'anno. In questi casi l'apparato respiratorio va in sofferenza. Significa rischio di malattie, infezioni e tumori.

Da gennaio, le Pm10 hanno superato i livelli di guardia anche nelle vie di Olbia: nel capoluogo della Gallura, la centralina di rilevamento è in via Fausto Noce, uno degli snodi della mobilità locale. Altra “zona calda” delle Pm10 è l'area urbana di Sassari: qui il superamento del livello di guardia avviene attraverso la stazione di via Budapest. Di tanto in tanto, la concentrazione di Pm10 supera i 50 microgrammi per metro cubo pure nel Sulcis: il rilevamento passa dall'impianto di Nuraxi Figus, frazione di Gonnesa, attraversata da una strada provinciale che  è snodo del traffico locale. Del resto, le polveri sottili, oltre a essere sprigionate dalla combustione del carburante, si generano pure attraverso l'usura di gomme, frizioni e freni.

Nel 2023, invece, le Pm10 non sono mai andate oltre soglia nelle zone rurali della Sardegna, un altro tassello del monitoraggio, come previsto dal Piano regionale per la qualità dell'aria. In questo caso le centraline si trovano a Carbonia nel Sulcis, a Nuraminis nel Sud Sardegna e a Santa Giusta nell'Oristanese. Poi ecco le stazioni di Siniscola, Alghero e Seulo. Infine le centraline di Macomer e Ottana, dove ugualmente le Pm10 rilevate nel 2023 si sono sempre mantenute sotto i livelli di guardia.

ZONE INDUSTRIALI – Capitolo a parte le zone industriali: il Piano regionale per la qualità dell'aria monitora i siti di Assemini-Macchiareddu, Sarroch, Portoscuso e Porto Torres. Qui da gennaio l'emergenza è stata doppia: la minaccia non è arrivata solo dal particolato, ma si sono sommati i rilevamenti fuori norma di alcuni gas dannosi per l'ambiente.

Dai dati Arpas di luglio risulta che le polveri sottili hanno superato il limite di 50 microgrammi a metro cubo sia ad Assemini che a Porto Torres. Nel primo caso il rilevamento è partito dalla centralina della Strada Consortile 3; nel secondo caso l'allarme è arrivato dalla stazione di via Pertini. Superamento dei limiti di Pm10 pure a Portoscuso, sempre a luglio: a fare da spia gli impianti di rilevamento che si trovano nelle vie Dante e Primo Maggio. Dal report di ottobre 2023, sempre online su Sardegna Ambiente, si ricavano gli altri episodi: le polveri sottili hanno di nuovo fatto scattare l'allerta nel Sulcis e ancora nel polo industriale del Nord Sardegna.

Di aprile, invece, i livelli record di anidride solforosa registrati nella zona industriale di Assemini-Macchiareddu. «Si riscontrano tre superamenti della media oraria – è scritto nei documenti dell'Arpas - con un valore massimo di 452 microgrammi per metro cubo». La normativa fissa il limite in 350 microgrammi. L'anidride solforosa, chiamata anche diossido di zolfo, è il maggior inquinante atmosferico a base di zolfo e può essere irritante per le vie respiratorie.

Non meno severi sono gli effetti che derivano dall'alta concentrazione di ozono, come registrato a più riprese nei poli produttivi della Sardegna monitorati dall'Agenzia regionale. Due episodi  risalgono allo scorso luglio. «Si rilevano diversi superamenti della media mobile di otto ore» nelle stazioni di Sarroch, «in via della Concordia e in via Rossini», è scritto nei report mensili. Lo stesso è successo a Portoscuso, come trasferito dal centralone di Arpas dalla stazione di via Primo Maggio. Il limite superato era di 120 microgrammi per metro cubo. Nel polo del Sulcis è successo “due volte”, risulta dai verbali online.

Ancora: a settembre la quantità di ozono presente nell'aria ha sforato «la media mobile di otto ore» nella Dorsale consortile di Macchiareddu. A Sarroch, nello stesso mese, i picchi di gas sono stati cinque, un fuori soglia rilevato sempre dalla centralina di via della Concordia. Lì dove questo mese di ottobre ci sono già stati «diversi superamenti», ha censito la centralina di via Rossini.

L'ozono viene monitorato perché la sua presenza eccessiva nell'aria è dannosa per la salute di persone e animali: gli effetti acuti portano a irritazione di occhi, naso, gola e apparato respiratorio. Tuttavia in nessuno dei report Arpas è indicato il valore fuori norma raggiunto in questi mesi.

Dai protocolli nazionali si ricava un'unica certezza: si parla di “soglia di allarme” quando la presenza di ozono nell'aria è pari o superiore a 240 microgrammi per metro cubo. 

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