Ogni santo sabato che scende in terra qui si balla. Da 35 anni, unico periodo di silenzio è quello del Covid. Per il resto Woodstock in Sardegna da sempre si scrive Assemini.

Non chiamatela discoteca, ma nemmeno balera. La formula è vincente da almeno tre decenni. Non è un caso che della Las Vegas cagliaritana questo sia l’ultimo e unico tempio del ballo. Per ogni età, musica senza tempo, dalle 20 fino a notte fonda, ogni fine settimana, senza indugi.

Negli anni ’90 fu la cultura giovanile a dettare, con il mito della discoteca, le regole dell’animazione della vita notturna, talvolta eccessiva e trasgressiva della cittadina. Oggi è la
popolazione più matura ad animare l’ultima sala da ballo rimasta aperta, capace di ospitare fino a 800 persone, in cui l’orchestra dal vivo e l’esecuzione di una fisarmonica animano i balli.

A tenerla in vita ci pensano Bruno e Cristina con una formidabile gestione familiare, chiave del suo successo.
«La chiusura delle discoteche – spiega il gestore Bruno Lai – ha lasciato gli amanti del ballo senza piste. Molti si sono dispersi, altri non vanno più a ballare. Anche le norme restrittive attuali per il consumo dell’alcool hanno modificato le abitudini. Prima era diverso. Ci sono tre generazioni tra i nostri clienti, vengono veramente per divertirsi, qui hanno trovato una famiglia». «Dopo tanto lavoro – aggiunge Cristina Lecis – siamo soddisfatti della nostra storica clientela e ogni serata è pianificata con maggior tranquillità. Siamo sui social ma vince il passaparola. Chi è contento torna sempre con nuovi amici».

Un set musicale che varia e accontenta tutte le fasce d’età.
I balli accompagnano il tempo libero. Alcuni non durano più di una stagione, altri sopravvivono al loro tempo: è il caso del tango, del samba, del walzer, della mazurka, del cha cha cha. La musica è sempre dal vivo con orchestra e strumenti musicali che si adattano ai gusti della clientela. L’unione che si è creata tra le diverse generazioni rende un successo ogni serata. È un target mirato, c’è chi ama i balli latino americani, i lenti (tanto attesi) e i balli di coppia. I cavalieri invitano le dame più abili e capaci, ma avviene sempre più spesso anche il contrario.

Luogo sociale per eccellenza di divertimento e strumento indispensabile per la cura di tutte le età.
Il Woodstock rinsalda le vecchie abitudini di una sana socialità che non è fatta solo di smartphone, email, file e programmi. Tanti hanno il coraggio di venire da soli, socializzano, fanno amicizia e si sentono a casa e tutti non vedono l’ora che arrivi il sabato successivo.

«È come una famiglia - dichiara la storica cliente Terry Ballò - non sono mai mancata un giorno, da circa ventidue anni. Qui dentro non c’è età. Bruno e Cristina sono delle persone giuste, semplici e complete. Questa è la loro fortuna».

«Veniamo qui da 8 anni – aggiungono Rita e Ignazio Cara – sempre il sabato e la domenica. C’è un bel divertimento e balliamo di tutto».
«È da 14 anni - le parole di Antonietta Pisu - che lo frequento, facciamo parte della famiglia. Amo il tango, ma sto imparando anche gli altri generi. Mia figlia fa la mamma, al contrario, perché prima e dopo la serata devo mandarle un messaggino per rassicurarla».

«Il Woodstock per noi è casa – dichiarano Rita Fadda e Ruggero Manca – e abbiamo detto tutto. Ci siamo conosciuti qui. Sotto il Covid abbiamo sofferto perché il locale era chiuso». «È la nostra casa – spiegano Luigina Nossardi e Luciana Prudenti - Bruno e Cristina sono la carta vincente del locale. Veniamo qui da più di vent’anni. La ricetta è sempre la stessa».

«Qui c’è una famiglia - dichiara Marco Marrocu, musicista storico) – Accompagno con la mia fisarmonica tutte le danze, dal classico liscio alla musica latino americana. La musica dal vivo rappresenta l’intrattenimento principale. Ho conosciuto clienti di 94/95 anni che venivamo qui, anche con qualche acciacco, ma qui, come per magia, se ne dimenticavano».

«Il Woodstock - aggiunge ancora l’animatore Bruno Usala, noto “Su foti” - è la mia medicina. Ballare mi fa stare bene e ho lo spirito per fare divertire anche gli altri».

«Il ballo – conclude Lino Zanusso – scaccia i pensieri e i problemi. Mi piace l’allegria e il divertimento. Vengo con la mia auto da Dolianova, da oltre trent’anni, da quando c’era l’orchestra e si ballava il liscio».

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