La rivolta degli ulivi nell’agro di Selargius non è bastata a fermare lo sterminio di piante in corso da tempo.

Questa mattina all’alba gli operai incaricati da Terna - dopo un sit-in in cui un centinaio di persone hanno cercato di proteggere le radici degli alberi pronti per essere sradicati - hanno dato il colpo di grazia espiantando i sei ulivi dal terreno sotto esproprio coatto.

Lì dove, insieme ad altri ettari di campagna coltivata, si concentra la parte finale del Tyrrhenian link - il doppio cavo sottomarino al centro del Mediterraneo che trasporterà l’energia elettrica prodotta in Sardegna nel resto della Penisola - con due stazioni elettriche che andranno a sommarsi alla centrale attuale. 

Non è servito neanche il “no” alla vendita del terreno da parte del proprietario, Gianluca Melis, che insieme alla sorella e al fratello ha ereditato un fazzoletto di terra produttiva nella località di Su Pardu. 

«Questa è l’arroganza e la prepotenza di chi non si ferma di fronte a niente – urla la portavoce del comitato selargino No Tyrrhenian link, Rita Corda – ed è la stessa prepotenza di cui si parla nel ricorso al Capo dello Stato presentato dal Comune di Selargius e dichiarata anche dalla presidente della Regione Alessandra Todde che in più occasioni ha dato ragione alle comunità locali che protestano. Però poi nessuno interviene e si lascia agire Terna indisturbata: non è possibile. La sovranità popolare, degli enti locali e della Regione autonoma dov’è?», si chiede Corda. Che aggiunge: «Il silenzio e l’assenza delle istituzioni sono diventati insopportabili, la politica non è mai arrivata a livelli così bassi».

Intanto, da lunedì gli attivisti annunciano un presidio permanente nel terreno di fronte alla stazione di Terna. «Pianteremo altri alberi, diventerà il simbolo della nostra resistenza sarda». E aggiungono: «Presenteremo una denuncia ai carabinieri per questo ennesimo sopruso».  

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