L'unico sopravvissuto della strage di Sinnai, Luigi Pinna, «non è stato raggiunto da alcun avviso di garanzia» nell'ambito dell'indagine della Procura di Cagliari per le accuse nei confronti di Beniamino Zuncheddu, di recente assolto dopo il processo di revisione che ha cancellato la condanna all’ergastolo del 1992.

Lo afferma in una nota l'avvocata Alessandra Maria Delrio, difensore delle parti civili Luigi Pinna e Fadda Daniela nel procedimento nei confronti di Zuncheddu, replicando alla notizia secondo cui il suo assistito è indagato per calunnia. 

«Pinna, ad oggi, non è stato raggiunto da alcun avviso di garanzia. Tale informazione - spiega Delrio - appare perciò tesa esclusivamente a sminuire le motivazioni della sentenza e la figura delle parti civili da me assistite. Si ritiene comunque necessario rammentare che le parti civili restano le vittime di una strage che oggi non ha colpevoli. Il Pinna e la Fadda si sono rimessi alla decisione della Corte ed oggi non possono che condividerne le motivazioni. Ricordo inoltre che il mentire ad un giudice in udienza non integrerebbe il reato di calunnia ma quella di falsa testimonianza, chiaro è dunque che il riferimento ad un'indagine è unicamente rivolta a screditare l'operato della Corte e a danneggiare la figura di coloro che resteranno le vittime di un reato efferato ed impunito», conclude l'avvocato Alessandra Maria Delrio.

Era stato Pinna a riconoscere nel servo pastore di Burcei il killer che freddò Gesuino Fadda, il figlio Giuseppe e Ignazio Pusceddu, nell’ovile alle pendici di Serpeddì nel 1991, spianando la strada alla pesante condanna ora annullata. Più di trent’anni dopo quelle accuse, nei mesi scorsi, il super-testimone aveva poi ritrattato il riconoscimento, sostenendo che la foto di Zuncheddu gli era stata mostrata da un poliziotto e che dunque sarebbe stato indotto ad accusarlo.

(Unioneonline)

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