Non si è rassegnato a perdere la "Melia", conosciuta anche come l'Albero del rosario. Sradicata da un vortice di vento, la pianta è stata rimessa a posto con una ruspa dal padrone di casa (un militare dell'Aereonautica) e da un amico ruspista. Ora si spera che la pianta riprenda a vivere.

È successo durante i pochi minuti di vento, acqua e gradine che nei giorni scorsi hanno danneggiato anche i vigneti, gli ortaggi e le serre nelle campagne di Sestu.

L'albero del rosario è stato invece letteralmente sollevato dal terreno all'interno dell'enorme cortile del militare che non ha voluto però assolutamente rinunciare a questa pianta i cui semi vengono utilizzati per costruire i rosari.

"Oggi – dice il militare, Alessandro Spiga - non si può rinunciare neppure ad un albero in una Sardegna sempre più spesso percorsa da grossi incendi che finora non hanno risparmiato neppure le foreste”.

“L'11 agosto scorso – racconta - molti nostri concittadini hanno avuto a che fare con una tempesta mai vista, durante la quale abbiamo vissuto anche momenti di paura. Come spesso accade, in situazioni simili, molti dei danni sono legati agli alberi caduti, quasi sempre alberi di grosse dimensioni che subiscono tutta la loro fragilità legata all'altezza e al peso dei grandi rami che li compongono. 

La tempesta dell'11 agosto

L'approccio che si ha ogni qualvolta un albero si danneggia, o peggio ancora precipita nella sua interezza, è quello di eliminare il problema liberando il posto senza prendere mai in considerazione la possibilità che qualcosa si possa salvare. Questo forse accade anche perché si ha fretta di eliminare i segni di disastro nella speranza di superare velocemente il dispiacere per quanto accaduto”. 

Aggiunge Alessandro Spiga: “Capita anche che chi teme per il rischio legato alla possibile caduta di un albero di grosse dimensioni speri che questo venga eliminato e quando questo accade provi quasi sollievo per il pericolo scampato. 

Noi abbiamo voluto affrontare il problema in modo diverso, con fiducia: abbiamo puntato a salvare il salvabile, dopo aver eliminato tutte le fronde, grazie all’aiuto di Luciano Ardu, abbiamo riposizionato il tronco con tutta la zolla nella sua sede”. 

“Ritengo – prosegue il militare – che su queste tematiche si debba cambiare approccio: sicuramente è necessario investire nella prevenzione partendo dal patrimonio comunale fino al coinvolgimento dei privati; ma è anche necessario dotarsi di procedure di intervento in caso di calamità che, oltre a liberare, puntino a salvare tutto il possibile sia per quanto riguarda il patrimonio pubblico che quello privato”.

“Se ci pensate – conclude - non è diverso da quello che negli ultimi decenni si è realizzato nell’ambito della lotta agli incendi dove, con il coinvolgimento di tutti gli enti pubblici e dei cittadini, si punta prima alla prevenzione e poi, in caso di incendio, ad un adeguato e tempestivo intervento. Su queste tematiche dovremmo essere tutti uniti e la contrapposizione, se dovesse esserci, dovrebbe puntare al raggiungimento di risultati concreti a favore dell’ambiente”. 

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