Quartu, scavi al nuraghe Diana sulle tracce di un villaggio nuragico
Sono ripresi di recente, dopo ben vent’anni di stop, e hanno già dato risultatiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Gli scavi avviati dalla Soprintendenza archeologica, attorno al Nuraghe Diana sul litorale di Quartu, sono ripresi di recente dopo quasi 20 anni di stop: hanno riportato alla luce un villaggio nuragico, che dà ulteriore conferma del ruolo strategico esercitato da questa porzione del territorio già diversi millenni orsono.
Nel litorale quartese sono ben 38 gli insediamenti nuragici identificati e il Nuraghe Diana è senza dubbio il più suggestivo in considerazione della posizione strategica, ad appena 150 metri dal mare, delle sue peculiarità archeologiche e delle curiosità che custodisce. Fu costruito in piena civiltà nuragica per controllare il porto e le rotte marittime, e infatti la tradizione più antica lo chiama ‘Janna’, che in sardo significa ‘porta’, a indicare l’accesso diretto al Mediterraneo. La struttura è costituita da una torre centrale, due torri frontali, un vano scala e un villaggio circostante ancora in fase di scavo. Durante la Seconda Guerra Mondiale la sua sommità si è trasformata in una torre di avvistamento militare, integrata alla batteria antinave “Carlo Faldi”, di cui restano visibili percorsi sotterranei, bunker e postazioni per le armi.
«La ripresa degli scavi al nuraghe Diana è un fatto sicuramente positivo», commenta il Sindaco Graziano Milia. «Sta dando risultati sorprendenti e credo che occorra continuare. Questi scavi sono iniziati tantissimi anni fa, con fondi esclusivamente comunali, quando sono stato sindaco la prima volta. Adesso finalmente c’è stato un riconoscimento anche da parte del Ministero con delle risorse utili a continuare gli scavi. Mi auguro che anche la Regione da questo punto di vista possa dare una mano. Rimane la necessità di rendere più accessibile questo sito, ovviamente salvaguardandolo. D’accordo con la Sovrintendenza, la mia volontà è quella di avviare un tavolo comune con la Regione, con la Tutela del Paesaggio, per verificare che cosa si può realizzare, tenuto conto dei vincoli del Ppr e delle leggi urbanistiche, per poterlo rendere più facilmente fruibile e accessibile», conclude il primo cittadino.
Gli scavi recentemente realizzati sotto la direzione della Soprintendenza, interrotti giusto una ventina di giorni fa, riprenderanno in autunno. Ma già ora le indagini possono dirsi eccezionali per le evidenze archeologiche emerse. Hanno permesso di riportare alla luce altri ambienti del villaggio che si caratterizzano per la tecnica muraria, differente da quella del nuraghe. I dati materiali ceramici e litici rinvenuti durante gli scavi confermano tuttavia che si tratta di strutture coeve alla costruzione del nuraghe: la diversità tra le tecniche deriverebbe quindi esclusivamente dalla volontà delle genti nuragiche che abitavano l’area.
«Le ultime campagne di scavo ci hanno restituito degli elementi che ci permettono di ricostruire la vita della comunità vissuta vicino al Nuraghe, con reperti che restituiscono anche resti di pasto, provenienti soprattutto dal mare», rivela la Funzionaria della Soprintendenza Archeologica di Cagliari Gianfranca Salis. «È una prova di quanto fosse forte il collegamento tra il mare e la comunità nuragica che si era installata su quest'altura. Sicuramente il Diana aveva un ruolo di controllo su tutta l'area costiera, in collegamento con gli altri siti megalitici, formando così un sistema territoriale che nel Bronzo Recente controllava e si rapportava con il mare».
L’archeologa poi precisa: «Gli scavi non sono finiti. Dobbiamo fare i restauri di tutte le strutture che sono emerse e soprattutto dei materiali, che sono integri, perché quello che c'era dentro le capanne era il risultato di un momento di abbandono. Tutto questo lavoro ci permetterà di acquisire tante altre informazioni e al termine dello stesso sarà anche possibile garantire la fruizione pubblica dei materiali».
Le nuove evidenze archeologiche troveranno spazio nella rassegna “Incanti" che avrà inizio sabato 12 luglio e proseguiranno sino a ottobre, per un totale di 80 eventi circa, inclusi quelli che non verranno realizzati al Nuraghe Diana ma garantiranno visibilità all’altra area archeologica di grande interesse del territorio costiero quartese: la Villa Romana, in località Sant’Andrea.