L’auto, chiusa, parcheggiata in via Tirso, alla periferia del paese. Il telefonino muto da giorni, irraggiungibile dopo aver agganciato per l’ultima volta – lo scorso 31 agosto – una cella della rete: quella localizzata da tutt’altra parte rispetto al centro abitato, all’altezza della casa cantoniera sulla Statale 198, in corrispondenza del bivio per il paese, dove ci sono una fontanella e un’area di sosta ombreggiata. Da qui a via Tirso ci sono tre chilometri. Come, con chi, a bordo di quale auto Mauro Pitzalis li abbia percorsi sono gli elementi al centro del mistero della sua scomparsa. L’operaio, 31 anni, dipendente di una ditta con sede a Orroli che si occupa di realizzare e installare gronde, è sparito nel nulla il 31 agosto.

I genitori hanno sporto denuncia nella caserma dei carabinieri di Isili due giorni dopo, il 2 settembre, dopo che il padre del giovane ha trovato l’auto del figlio parcheggiata in via Tirso. Da allora ci sono stati un appello sui social, promosso dal sindaco Antonello Atzeni e rilanciato dagli amici, e le ricerche proprio a partire dalla casa cantoniera. Da domenica sera il centro di coordinamento allestito in quella zona da vigili del fuoco, carabinieri e protezione civile non c’è più: ricerche sospese, spiegano dal comando provinciale dell’Arma di Nuoro, in attesa di individuare un ulteriore indizio concreto. Che al momento non c’è.

Le indagini

«Noi abbiamo partecipato con una decina di volontari», conferma la presidente della protezione civile Sarcidano, Antonella Cuccu: «Ma il coordinamento è affidato ai carabinieri». Ovvero alla Compagnia di Isili, che si occupa delle indagini e proprio ieri ha visto il passaggio di consegne tra il vecchio comandante, il capitano Elias Ruiu, e il nuovo, il capitano Benedetto Paolucci, che stamattina si troverà il fascicolo del caso sulla scrivania.

Tecnicamente – spiegano dal Comando di Nuoro – si indaga in tutte le direzioni: non si può escludere l’allontanamento volontario, ma gli elementi per temere il peggio sono sostanziosi. A partire dalla circostanza che la scomparsa sia avvenuta mentre in paese entravano nel vivo dei festeggiamenti per santa Rosa, quelli più sentiti (soprattutto quest’anno, dopo due edizioni non celebrate per pandemia, e quindi con tre “leve” di cinquantenni – 1970, ’71 e ’72 – coinvolte nell’organizzazione, incluso uno zio di Mauro che ovviamente ha dovuto dire addio al comitato). Si sa che un’antica e sinistra tradizione isolana predilige, per la vendetta, la scelta di una ricorrenza festiva, in modo tale che il dolore dei congiunti della vittima si rinnovi di anno in anno.

La festa per santa Rosa non si è fermata ma la comunità è scossa.

La famiglia

Qualcuno voleva vendicarsi di qualcosa nei confronti di Mauro Pitzalis? A suo carico non risulta nulla, fanno presente gli investigatori. Inutile chiedere ai familiari: allo squillo del campanello di casa, zona scuole elementari, rispondono simultaneamente una giovane donna che, il viso dolente, socchiude il portoncino al pianterreno e un uomo che si affaccia da una finestra al primo piano. «Non ci interessa parlare con i giornalisti», dice lui. «Non abbiamo niente da dire», gli fa eco lei. «Arrivederci», in coro. Stessa risposta da parte di uno zio chiamato da un amico al telefono: «La famiglia preferisce non rilasciare dichiarazioni».

La conferma arriva dal sindaco Antonello Atzeni: «Chiedono di essere lasciati in pace». Lui stesso, del resto, propende per la discrezione: «Siamo tutti in attesa di notizie – si limita a dichiarare – e tutto il paese si augura che siano positive. Ogni giorno che passa cresce l’angoscia».

Marco Noce

Inviato

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