Smobilita il centro dialisi di Monastir? È la domanda, allarmante, che si pongono le decine di pazienti in trattamento presso il funzionale presidio ospitato nel Poliambulatorio di via Nazionale dopo la decisione del direttore Stefano Murtas di chiudere il turno pomeridiano e, conseguentemente, di trasferire alcuni dei pazienti al centro affine di Quartu.

"La decisione del dottor Murtas è stata comunicata verbalmente agli interessati, senza fornire alcuna motivazione", è la presa di posizione di Daniele Sperandio, delegato territoriale dell’Aned (Associazione nazionale emodializzati) che stigmatizza un atto che si inquadrerebbe ("Ho parlato di questo con la caposala", rivela Sperandio) nell’esigenza dell’ottimizzazione delle risorse.

Il risparmio, detto in altre parole, per l’associazione rappresentata da Sperandio (dializzato anch’egli) "si carica sulle spalle delle persone deboli, come sono i dializzati, che ora sono costretti a ricominciare da capo, in un’altra struttura".

Il trasloco, nei giorni scorsi, riguardava quattro pazienti ma ora l’aut aut della direzione del Centro dialisi si estende anche ad altri dializzati. "Stanno chiedendo ad altri pazienti di trasferirsi: vogliono chiudere per forza": il delegato lancia l’allarme per quella che sembra una vera smobilitazione del Centro dialisi di Monastir, considerato una piccola eccellenza sanitaria per il territorio.

Sperandio e il segretario regionale Aned Annibale Zucca provano ad opporsi e lanciano l’appello attraverso una lettera all’assessore regionale della Sanità Luigi Arru, al direttore generale dell’Asl unica (Ats) Fulvio Moirano e al direttore del centro dialisi Stefano Murtas.
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