La morte di Francesca Deidda, il marito insiste: «Sono innocente, non l’ho uccisa». Lunedì l’autopsia
Gli avvocati consegnano a Igor Sollai tutti i documenti, compresi quelli con le tracce biologiche trovate sul divano di casa«Lo ripete come un mantra: sono innocente, sono innocente». I difensori di Igor Sollai, gli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, ieri mattina sono andati a trovare il loro assistito in carcere a Uta. In mano una cartellina con la copia di tutti gli atti dell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'autotrasportatore di 43 anni originario di Assemini, con l'accusa di aver ucciso la moglie Francesca Deidda, 42 anni di Elmas, e di aver occultato il cadavere.
Gli avvocati hanno consegnato a Sollai tutti i documenti, compresi gli ultimi, quelli relativi ai controlli effettuati dai carabinieri del Ris (Reparto investigazioni scientifiche) sulla Yaris di Francesca e sul divano di casa. Controlli positivi al luminol: tracce biologiche, tracce di sangue, particolarmente abbondanti proprio nei cuscini. La prova secondo gli inquirenti che Francesca sia stata uccisa su quel divano dove ogni sera marito e moglie guardavano la tv dopo cena, e poi trasportata dentro un borsone adagiato sul sedile posteriore dell'utilitaria in un burrone a San Priamo. Nessuna confessione, quindi, come auspicato dall'avvocato Gianfranco Piscitelli, che segue l'inchiesta per conto del fratello di Francesca, Andrea Deidda.
Lunedì si svolgerà l'autopsia sul corpo della operatrice di call center, alla presenza di entomologi e anatomopatologi di fama internazionale al fianco del medico legale Roberto Demontis. Ci sono da chiarire la data della morte e come sia stata uccisa Francesca, anche se una prima tac avrebbe evidenziato lesioni al cranio oltre all'assenza di proiettili e lame in quel che resta del corpo rimasto tanto tempo dentro un borsone nascosto in un burrone lungo la Vecchia Orientale.
Paolo Carta
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