«Costretta alla consumazione di 2,50 euro per usare il bagno del bar a Quartu»: la “denuncia” che divide
Una donna sui social: «Mi hanno detto che un bicchiere d’acqua non bastava per coprire i costi, reazione fastidiosa davanti a tutti i clienti». Ma c’è una sentenza del Tar che non le dà ragionePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un locale del Lido di Venezia aveva imposto un prezzo, con tanto di scontrino rilasciato: un euro per poter usufruire dei servizi igienici.
Invece è una piccola storia minima quella affidata ai social (un gruppo Facebook con numerosi iscritti) da una donna cagliaritana che si è trovata ad avere una necessità impellente mentre si trovava a Quartu: per usufruire della toilette di un bar è stata costretta a pagare 2,50 euro.
Il nome del locale, riportato nel post, qui è irrilevante: «Avendo necessità di utilizzare con urgenza il bagno entro nel primo bar che trovo», racconta F.P., che lo nomina. Poi prosegue: «Chiedo cortesemente di poter utilizzare il bagno per necessità urgente. La signora al banco mi domanda se dovessi consumare, le rispondo che non dovevo consumare ma se fosse stato necessario avrei preso pagato un bicchiere d'acqua».
Ma la replica l’ha spiazzata: «La signora, davanti a tutti i clienti del momento, mi dice con fare arrogante che non bastava un bicchiere d'acqua. Senza parole, vado in bagno e poi torno dalla signora che aspetta che io prenda qualcosa».
L’acqua, a quanto pare, «non andava bene. Troppe spese per il bagno, come per la carta igienica e l’acqua. Trovandomi per tanto costretta a dover comprare qualcosa che sostenesse le spese, pur avendo utilizzato i miei fazzoletti».
Alla fine «2.50 euro per andare in bagno: non solo la spesa, per quanto irrisoria, ma il poco tatto nei miei confronti davanti alla clientela, l’arroganza, il poco buon senso e la totale assenza di solidarietà femminile. Peccato fossi di fretta perché avrei chiamato i vigili».
I pareri espressi nei commenti sono divisi: c’è chi dà ragione alla donna e chi, invece, difende la barista. Anche se, in generale, c’è qualche perplessità sulla somma.
La sentenza del Tar
I bagni dei locali pubblici, però, non sono pubblici. Come spiega il sito Consumatori.it lo ha chiarito una sentenza del Ta Toscana, risultato di un ricorso contro una delibera del Consiglio Comunale che imponeva ai locali pubblici di garantire l’uso a titolo gratuito del bagno “a chiunque ne facesse richiesta”. «La sentenza del Tar Toscana», si legge, «afferma che “l’eccessiva gravosità economica” dell’obbligo di fornire gratuitamente l’uso del bagno potrebbe comportare una limitazione della libertà di iniziativa economica, in violazione dell’art. 41 Cost. La prova di questa gravosità, indica la sentenza, “si coglie agevolmente nel fatto che l’erogazione dello stesso servizio da parte del Comune (tramite la predisposizione di bagni pubblici) è onerosa e non gratuita” e che quindi “il Comune di Firenze pretende di imporre ai privati di rendere a titolo gratuito una prestazione che, allorché venga resa dal Comune medesimo, è, invece, a titolo oneroso”. Il diritto di usufruire dei servizi igienici dei locali pubblici è quindi riservato a chi consuma, mentre i bagni pubblici sono a disposizione di tutti e prevedono una tariffa fissa per essere utilizzati».
(Unioneonline/E.Fr.)