«Dopo la notizia dei 92 detenuti che entreranno nel carcere di Uta con il 41 bis, ora c’è la preoccupazione che la struttura potrebbe essere ampliata con i moduli container, previsti dal piano carceri del ministro Nordio, che aggiungerebbe dramma al dramma».
Così la Garante regionale delle persone private delle libertà personale Irene Testa lancia un nuovo all’allarme per il carcere di Uta .
«La situazione è ingestibile – scrive Testa - e durante la visita di due giorni fa al carcere di Uta ho rilevato che erano presenti 685 detenuti e 140 agenti di polizia penitenziaria per tutto l'istituto, stremati dai turni e costretti a lavorare al caldo nelle sezioni. Tolto questo periodo di ferie estive prestano servizio 314 agenti effettivi a fronte di 394 previsti per legge. Non ci sono celle a disposizione per ospitare situazioni critiche. Non c'è chi dovrebbe fornire i farmaci ai detenuti. Mancano medici e personale di ogni tipo».
Per Testa è impensabile che si decida di ospitare altri detenuti a Uta. E la Garante è molto preoccupata per l’ipotesi di una nuova “architettura carceraria”: «Il Piano del ministro Nordio anziché puntare sulla riqualificazione delle strutture vuole creare un carcere-container non adatto alle esigenze delle persone in spregio a qualunque umanità».

Intanto, sul possibile trasferimento in Sardegna di altri detenuti al 41 bis, la governatrice Alessandra Todde fa sapere che già lo scorso 18 giugno ha scritto al ministro Nordio per esprimere la propria preoccupazione. Dal Guardasigilli però, spiega Todde, «nessuna risposta. Nessuna possibilità di confronto. Ma la Sardegna – chiosa la presidente della Regione – non può e non deve essere trattata come un laboratorio per esperimenti pericolosi».

(Unioneonline)

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