Il Consiglio comunale di Senorbì ha approvato, in via definitiva, il Piano particolareggiato del centro di antica formazione in adeguamento al piano paesaggistico regionale. Lo strumento urbanistico, fondamentale per riscrivere il futuro della parte più vecchia dell’abitato, era atteso nella cittadina più estesa della Trexenta da venticinque anni. Numerosi cittadini da tempo hanno manifestato l’esigenza di ristrutturare antichi edifici (alcuni anche a rischio crollo), altri si trovano nella necessità di modernizzare le case o realizzare modifiche per ricavare spazi abitativi alternativi per il sopraggiungere di nuove esigenze familiari.

Il nuovo regolamento interviene su una parte della cittadina esistente, senza prevedere consumo di ulteriore suolo, ma migliorando il valore e l’uso del contesto urbano e del patrimonio edilizio storico. Alcuni mesi fa la Giunta, convocata dal sindaco Alessandro Pireddu, e successivamente il Consiglio comunale, avevano approvato la delibera che prevedeva l’adozione del Piano particolareggiato del centro storico. Adesso è arrivata anche l’approvazione definitiva che permetterà di conseguire l’utilizzo o il recupero delle costruzioni esistenti, spesso degradate e abbandonate, evitando il consumo di nuovo territorio.

Il centro storico di Senorbì dispone ora dello strumento urbanistico atteso da decenni che consentirà il recupero della qualità architettonica dei fabbricati favorendo l’immissione di nuove residenze (alcune case disabitate potranno essere valorizzate e messe sul mercato), di attività artigianali, commerciali o destinate alla ricettività turistica (si pensi ai bed & breakfast). “Il Piano si fonda sulla salvaguardia e il recupero del centro storico quale bene paesaggistico di insieme, privilegiando la conservazione delle sue antiche peculiarità con l’obiettivo non secondario di favorire il miglior utilizzo del patrimonio edilizio esistente”, ha spiegato il sindaco Alessandro Pireddu. È ora possibile conseguire l’utilizzo o il recupero delle costruzioni esistenti, spesso degradate e abbandonate, evitando il consumo di nuovo territorio.

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