Ha rischiato di morire ma è stata salvata grazie a una catena di soccorso che ha funzionato come si deve. Una donna di 47 anni martedì mattina ha avuto un’emorragia cerebrale poco prima dell’imbarco in aereo, nell’aerostazione di Elmas. Sportiva, allenatissima, mai un problema di salute, mai un’avvisaglia, stava per partire con una vacanza assieme a un’amica. Mentre attraversava la hall è caduta. Poco dopo è stata visitata dai medici del “Mameli”, che garantiscono assistenza ai passeggeri 24 ore su 24: «Aveva una emiparesi al volto, la bocca storta, insomma i classici “segni di lato”», racconta Giuliana Atzori, medico del Pronto soccorso dell’aeroporto. «Sminuiva la paresi, sostenendo che fosse legata all’aria condizionata dell’auto ma non ci convinceva. Lei insisteva, voleva partire per la vacanza tanto attesa ma le abbiamo spiegato che correva un grave pericolo». Così i medici dello scalo hanno avvertito il 118 e nel frattempo Atzori ha chiamato il collega Maurizio Melis, che dirige la Stroke Unit del Brotzu, e lo ha allertato.

Il personale dell’ambulanza medicalizzata, arrivata immediatamente, ha riscontrato subito che la donna aveva la pressione altissima: 140/250. Gli indizi portavano tutti a un’emorragia cerebrale. In questo caso ogni secondo è prezioso e prima si interviene per fermarla meno danni subisce l’organismo. Quando è arrivata al Brotzu, in codice rosso, la donna era in condizioni critiche. «Il nostro intervento immediato, la prontezza dell’équipe del 118 e le grandi capacità del personale della Stroke unit, un’eccellenza assoluta, sono stati decisivi», spiega Atzori. «Se la paziente si fosse sentita male in aereo forse non sarebbe sopravvissuta perché diagnosi e trattamento precoci in questi casi sono fondamentali». Ieri la 47enne stava meglio, anche se in questi casi la prudenza è d’obbligo, e ora si tratterà di valutare se ha subito danni ed eventualmente di quale entità.

Al pronto soccorso dell’aeroporto lavorano dieci medici che, a turno, coprono l’intera giornata. Nei mesi caldi nell’ambulatorio, che si trova al primo piano a fianco agli arrivi internazionali, ci sono ogni giorno due medici e un soccorritore, un altro medico è sempre reperibile. Hanno soccorso persone infartuate, assistono persone che non possono deambulare ma anche pazienti psichiatrici, visitano prima del decollo pazienti che vanno altrove per essere curate, si occupano spesso di viaggiatori che vengono colti da attacchi di panico o di ansia prima di imbarcarsi o mentre sono in aereo. «Il nostro obiettivo è sempre quello di farli partire, quando ci sono le condizioni», evidenzia Giuliana Atzori. «Abbiamo tutti specializzazioni differenti, dagli internisti ai ginecologi, dall’allergologo all’oncologo, ma ci accomuna la formazione periodica per l’emergenza-urgenza. Disponiamo di due ambulanze interne che possono viaggiare sino ai parcheggi. Insomma, siamo preparati e pronti a intervenire per ogni evenienza». Martedì hanno contribuito a salvare una vita.

(f.ma.)

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