Solitario ma non sempre. Trasandato ma gentile. Silenzioso ma capace di trattenersi a chiacchierare a lungo, se c’era confidenza: con una proprietà di linguaggio che colpiva, parlava volentieri dei bei tempi andati, di quando era un pezzo grosso nel commercio di carni fra Cagliari e hinterland, e tutto (in amore e in affari) sembrava girargli al meglio. Ecco, a sentire chi lo incontrava ogni giorno, che tipo era Eraldo (all’anagrafe, ma per tutti Aldo) Serra, il pensionato di 78 anni sparito nel nulla da più di un mese a Sinnai. Secondo il rapporto dei carabinieri è morto nelle scorse settimane a causa di un malore, e il corpo sarebbe stato sbranato dai suoi cani (sette) o forse da altri animali.

La casa dove l’uomo si era stabilito dopo un periodo di vita da senzatetto a Cagliari è in via Sant’Elena, in periferia. Due piani, un cortile, un muro esterno. Qui Aldo Serra ha lasciato le sue ultime tracce: indumenti a brandelli, berretto, telefonino, chiavi, il portafoglio con qualche banconota dentro, segni di trascinamento dalla cucina al bagno e, sempre che fossero suoi, due denti. Dal cancello celestino, oltre il quale si sentono abbaiare i cani, escono due uomini sui quaranta. «Parenti?» Fanno sì con la testa. Novità? Scuotono la testa: «Ci scusi, stiamo andando via».

Il solito giro

Ogni mattina Aldo Serra, leggermente zoppicante, percorreva a piedi via Sant’Elena fino all’incrocio con via Giardini. Qui tutti i negozianti, fino a «prima di Natale», lo vedevano tutti i giorni. E raccontano, a patto (quasi tutti) di non vedere il proprio nome sul giornale: perché Aldo Serra ha fatto una fine terribile e, insomma, meglio di no.

Market Sigma: «Comprava una birra e un panino e si sedeva a mangiare là, davanti all’uscita di sicurezza, sotto il melograno, su una sedia di plastica», racconta la titolare. «Le ultime volte era più magro del solito. E pallido. In genere veniva solo, ma ogni tanto era accompagnato da qualche amico: generalmente più giovani di lui, gente non di Sinnai. Con uno di questi amici suoi, l’anno scorso, ho avuto un battibecco perché non voleva indossare la mascherina e aveva lasciato sugli scaffali alcuni volantini contro i vaccini. Signor Aldo no, non ha mai dato problemi. A volte sì, dimenticava di mettere la mascherina: gli chiedevo di indossarla e lui, gentilissimo, sorridente, si scusava. L’indomani, però, tornava senza. A volte pensavo che mi prendesse in giro, con tutta la sua gentilezza».

I tempi d’oro

Il macellaio del market lo aveva conosciuto ai tempi d’oro: «In questi giorni non è in servizio – prosegue la titolare – altrimenti avrebbe raccontato del suo primo incontro con signor Aldo. Molti anni fa, al mattatoio, a Cagliari, c’erano da lavorare due buoi molto grossi e si aspettava un macellaio esperto. Ed ecco arrivare questo tipo piccoletto. I giovani si erano guardati: “Figurati”, si erano detti. Invece signor Aldo, piccolo e mingherlino com’era, si era messo all’opera e in pochi minuti i grandi buoi erano macellati a regola d’arte. Sapeva farlo, il suo mestiere».

Salendo per via Giardini, a sinistra, c’è la macelleria di carne equina di Alessandra Cinus: «Veniva ogni giorno», raccontano la titolare e Marco Lianas. «Gli tenevamo da parte gli ossi per i cani, cui era affezionatissimo. Ogni tanto gli davamo qualcosa anche per lui: sapevamo che non se la passava bene ma lui insisteva per pagare, magari cinque euro, sempre con grande dignità. Non c’era volta che non si complimentasse per la qualità della carne e spesso parlava con nostalgia dei vecchi tempi, di com’era il commercio quando ancora lavorava nel settore».

Toscanelli e caffè

Poi entrava da Salis & Tabacchi: «Comprava ogni giorno un pacchetto di Toscanelli e due biglietti dell’Arst. Andava a Cagliari tutti i giorni», racconta la giovane commessa. La fermata è a pochi metri. Segni particolari? «Sorridente, gentile, un po’ trascurato».

Accanto c’è il Leonardo Bistrot. «Prendeva il caffè da noi tutti i giorni», ricordano le giovani bariste. «Ultimamente – confidano – sembrava meno lucido. I discorsi erano più confusi. Una sera, un annetto fa, nella piazzetta di fronte al market, erano dovuti intervenire i carabinieri: signor Aldo era steso a terra e gridava frasi sconclusionate. Il giorno dopo era tornato il signore gentile di sempre».

Sul lato opposto della strada c’è la panetteria artigianale “Eredi Gavino Asuni”. «Un gran chiacchierone», sorridono le “eredi”: «Galante e complimentoso, gli piaceva trattenersi a parlare». Ma di cosa? «Raccontava storie, ricordi dei vecchi tempi: di tutto, tranne che della famiglia».

Un’amicizia

L’unica che ha il coraggio di definirsi «sua amica» è una donna piccoletta sulla sessantina. «Era un uomo molto solo. Ogni tanto parlava anche, da solo. Un giorno non smetteva di domandare cos’avesse più di lui l’uomo con cui sua moglie si era risposata, tanti anni prima. Ancora non l’aveva superata, la faccenda». L’amicizia era nata di recente: «Due anni fa mi ero fermata a parlarci. Aveva un lessico molto approfondito, era piacevole ascoltarlo. Mi chiese una cortesia: di fargli le pulizie in casa, qui in via Sant’Elena. All’epoca non aveva né luce né acqua. La casa era sporca. Del resto, un uomo solo, a una certa età… Gli dissi: “Perché non ti trovi una donna?” E lui: “Chi vuoi che venga a vivere in queste condizioni?” Feci un paio d’ore di pulizie, mi pagò il dovuto. Era generoso, poverino: una volta l’ho visto dare dieci euro a un ragazzo che gli aveva chiesto qualcosa».

I rapporti fra i due amici si erano interrotti già prima del Covid: «A mio figlio non faceva piacere che lo frequentassi. La gente magari lo vedeva mangiare pane e formaggio seduto sul marciapiedi: non faceva una buona impressione. E sul suo conto giravano voci cattive ma creda a me: era un cuore buono. E amava la vita. Di una cosa, anzi, sono sicura: può essere successo di tutto, meno che si sia ucciso. Non l’avrebbe mai fatto».

Marco Noce

Inviato

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