Non suonerà nessuna campanella sabato mattina (18 ottobre) alla scuola secondaria di primo grado di Villasor, istituto comprensivo E. Puxeddu” guidata dal dirigente scolastico Ignazio Todde. Eppure, alle 9 in punto, i cancelli si apriranno come in un giorno di festa.

Famiglie intere, bambini con zainetti colorati e magliette abbinate per grado scolastico – arancione per l’infanzia, celeste per la primaria, verde per la secondaria – varcheranno l’ingresso non per assistere a una lezione, ma per vivere la scuola in modo nuovo, aperto e condiviso.

È così che prende vita "Scuole Aperte – Gioca con me", una mattinata all’insegna della creatività, del dialogo e del gioco, all’interno del progetto regionale “Scuole Aperte” che coinvolge 600 alunni degli istituti “senza zaino” di Nuraminis e Villasor.

Non un evento isolato, ma parte di un percorso triennale (250 ore annue), pensato per costruire ponti tra scuola, famiglia e comunità, anche fuori dall’orario scolastico.

Tappetini, borracce, merende sostanziose e tanta voglia di stare insieme: così sono invitati a presentarsi bambini e genitori ai laboratori organizzati nel giardino esterno della scuola. A guidarli, un team affiatato di insegnanti e genitori volontari che trasformeranno il prato in un piccolo villaggio dell’educazione.

L’obiettivo? Favorire l’incontro, il dialogo e l’inclusione, mettendo da parte compiti e registri per lasciare spazio all’ascolto e alla partecipazione.

Durante questa giornata si lavorerà alla costruzione di un dispositivo comunitario contro ogni forma di violenza relazionale, bullismo e cyberbullismo, un dispositivo simbolico chiamato “amicizia”, per promuovere legami positivi e una cultura della cura reciproca.

L’iniziativa propone una serie di laboratori tematici, pensati per tutte le età: “La scuola che vorrei”, dove i più piccoli possono disegnare e costruire la loro idea di scuola ideale, usando materiali di recupero, colori e fantasia.

“Parole spezzate”, dedicato alla primaria, trasforma il linguaggio in gioco, tra cartoline dell’amicizia e racconti collettivi. Mentre i ragazzi della secondaria si mettono alla prova con la scrittura poetica nel laboratorio “Poesie in navigazione”, tra letture guidate e testi condivisi sul tema dell’incontro.

Per i genitori poi, uno spazio tutto loro: una lettura creativa su infanzia e adolescenza, tra brani tratti da “Wonder”, “Il giardino segreto” e “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, per riflettere insieme su crescita, relazioni e tempo.

“Scuole Aperte” fa, però, parte di un disegno più ampio, sviluppato su tre assi fondamentali: supporto psicologico a scuola, integrazione culturale attraverso mediatori e educazione al digitale con figure specializzate. Tre pilastri che raccontano un’idea di scuola che ascolta, accoglie e accompagna.

Il progetto (Finanziato dalla Regione Sardegna – Linea Digitiamo 2024-25) si chiama "Connected" nasce appunto con l’obiettivo di sviluppare le competenze digitali degli alunni all’interno di una rete educativa che coinvolge scuola, famiglie, insegnanti e istituzioni del territorio. L’alunno è posto al centro di un sistema complesso in cui apprende non solo contenuti, ma anche valori, regole e la consapevolezza della propria identità e soggettività.

L’iniziativa promuove una cittadinanza digitale consapevole, attraverso percorsi di sensibilizzazione, informazione e formazione destinati a tutta la comunità scolastica. I principali ambiti di sviluppo sono: pensiero computazionale, rispetto dell’altro, responsabilità informatica, creatività digitale

«L’obiettivo è formare “cittadini connessi consapevolmente”, capaci di riflettere sulla propria identità digitale e di partecipare in modo attivo e responsabile alla vita della comunità», spiega Michele Vargiu, psicologo e gruppo analista, supervisore del progetto che prevede quattro moduli operativi, rivolti ad alunni della scuola primaria e secondaria, genitori, docenti e istituzioni, attraverso attività di gruppo e percorsi condivisi.

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